16 Settembre Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono

16 Settembre Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono

16 Settembre 2024 Off Di Giampiero Pane

Istituita nel 1994 dall’Assemblea generale delle Nazioni unite. È stato designato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2000, in commemorazione della data, nel 1987, in cui le nazioni firmarono il Protocollo di Montréal sulle sostanze che riducono lo strato di ozono. Il termine buco nell’ozono è stato coniato nel 1985 da Sherwood Rowland per indicare l’anomalo assottigliamento dello strato di ozono presente nella stratosfera, a una distanza compresa tra 10 e 40 km dalla superficie terrestre.  Proprio per questo nel 1994, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 16 settembre la Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono, commemorando la data della firma, nel 1987, del Protocollo di Montréal sulle sostanze che riducono lo strato di ozono. Perché è importante lo strato di ozono?  L’ozono è una regione dell’atmosfera terrestre situata nella stratosfera, a una distanza compresa tra i 15 e i 35 Km dalla superficie terrestre. Questo strato deve il suo nome alla particolare concentrazione di un gas composto da tre atomi di ossigeno, detto triossigeno o ozono (O₃), dove viene continuamente generato e distrutto dalle radiazioni ultraviolette (UV). Questo strato svolge un ruolo fondamentale nella protezione della vita sulla Terra, filtrando le radiazioni ultraviolette (raggi UV) provenienti dal Sole, altrimenti dannose per gli organismi viventi e gli ecosistemi. Solo per citare alcuni esempi, senza lo strato di ozono si potrebbero riscontrare importanti danni alla pelle e al sistema immunitario. e, in alcune piante, assistere ad una riduzione del processo di fotosintesi, nonché ad una diminuzione nella produzione di fitoplancton, alla base della catena alimentare marina. Ma molti sono i fattori che minacciano, oggi, la quantità di ozono presente nella stratosfera. E, tra questi, anche fenomeni naturali, quali cicli atmosferici ed eruzioni vulcaniche, che possono, talvolta, rilasciare gas a base di cloro e bromo potenzialmente distruttivi. Tuttavia, la riduzione dello strato di ozono, registrata nel corso del XX secolo, è da attribuirsi principalmente alle attività umane legate, in particolare, all’uso di alcuni composti chimici dannosi: Clorofluorocarburi (CFC) = utilizzati in passato in diverse applicazioni industriali e domestiche, quali aerosol, sistemi di raffreddamento, schiume isolanti. Questi composti, se rilasciati in atmosfera, possono raggiungere la stratosfera dove, decomposti dai raggi UV, rilasciano atomi di cloro che, al contatto con l’ozono, ne provocano la distruzione. Bromuro di metile = utilizzato in passato in diverse applicazioni industriali e agricole. Queste sostanze contengono atomi di bromo che, al pari degli atomi di cloro, possono distruggere l’ozonosfera. Le azioni a tutela dello strato di ozono; tra i punti principali dell’accordo: Disincentivare la produzione di prodotti contenenti clorofluorocarburi (CFC), come spray, deodoranti e detergenti per la casa; Alzare il livello di attenzione sulla manutenzione di elettrodomestici, quali frigoriferi e condizionatori, contenenti liquidi refrigeranti dannosi; Promuovere politiche a favore di una riduzione delle emissioni di gas climalteranti  Se è ormai assodato, infatti, come la riduzione dello strato di ozono abbia poche responsabilità sul riscaldamento globale terrestre, è altrettanto chiara la relazione tra emissioni di gas serra e ozonosfera.  Se da un lato, infatti, i gas serra intrappolano il calore nei livelli più bassidell’atmosfera, riscaldando la superficie terrestre, dall’altro, raffreddano la stratosfera, provocando un aumento delle nubi polari e il rilascio di atomi di cloro nocivi per l’ozono. Ma ci sono buone notizie recenti studi scientifici hanno evidenziato come, nella zona compresa tra la latitudine 60 nord e 60 sud, lo strato di ozono potrebbe ripristinarsi ai livelli del 1980, già entro il 2040. Mentre, sopra le zone polari artiche e antartiche bisognerà attendere qualche anno in più: 2045 e 2066. Un risultato possibile però solo proseguendo nell’adozione di strategie a favore di una riduzione globale delle emissioni di gas serra, quali anidride carbonica e metano. Ma già oggi è possibile, per ciascun cittadino, adottare soluzioni tecnologiche innovative per contribuire attivamente a una riduzione delle emissioni di CO2, grazie all’uso di energia pulita e rinnovabile.