2019: l’arrivo delle nuove giovanissime speranze
1 Gennaio 2019Benvenuti 395mila nuovi bambini, secondo l’Unicef. Il primo alle Fiji, l’ultimo negli Usa: più della metà dei neonati in soli 8 Paesi. I nomi più utilizzati in Italia saranno Sofia, Aurora, Leonardo, Alessandro e Lorenzo.
Il 2019 un anno importante perché si ricorrono i 30 anni della “Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia”: troppi bambini muoiono e soffrono ancora. A questi il pensiero odierno dello “Sportello dei Diritti”.
Dalla mezzanotte di oggi non si festeggia solo il Nuovo Anno, ma anche tanti nuovi nati che potranno vantare di essere venuti al mondo il primo giorno del 2019. Secondo l’Unicef, infatti, hanno appena aperto gli occhi alla vita in tutto il mondo ben 395.072 bambini.
Tra i nuovi nati un quarto solo in Asia Meridionale. Dalla mezzanotte, Sydney ha dato il benvenuto a circa 168 bambini, Tokyo a 310, Pechino a 605, Madrid a 166, Roma a 89 e New York a 317. Complice il fuso orario sono state le isole Fiji, nel Pacifico, con tutta probabilità, ad aver accolto il primo bambino, mentre gli Stati Uniti l’ultimo. A livello mondiale, e in ragione del numero della popolazione e del tasso di crescita demografica, oltre la metà di queste nascite dovrebbe avvenire in soli otto Paesi: in India 69.944; in Cina 44.940; in Nigeria 25.685; in Pakistan 15.112; in Indonesia 13.256; negli Usa 11.086; nella Repubblica Democratica del Congo 10.053; in Bangladesh 8.428.
Nelle case di tutto il globo arriveranno moltissimi Alexanders e Ayeshas, Zixuans e Zainabs, mentre i nomi più utilizzati in Italia saranno Sofia, Aurora, Leonardo, Alessandro e Lorenzo. Alla gioia di una nascita e della scelta del nome, vi è anche il dramma: in molti Paesi tanti bambini non ne riceveranno neanche uno, visto che non supereranno il loro primo giorno di vita. Basti pensare che nel 2017, circa 1 milione di bambini sono morti il giorno in cui sono nati e 2,5 milioni nel loro primo mese di vita.
Fra questi bambini, la maggior parte sono morti per cause prevenibili, come nascita prematura, complicanze durante il parto e infezioni come sepsi e polmonite, una violazione del loro diritto fondamentale alla sopravvivenza. Mentre un bambino nato in Italia nel 2019 vivrà probabilmente fino al 2103 – la prospettiva di vita più lunga al mondo con Spagna, Giappone e Svizzera – un bambino nato in Sierra Leone potrebbe vivere fino al 2072. «In questo inizio d’anno, impegniamoci a realizzare tutti i diritti di ogni bambino, a partire dal diritto alla sopravvivenza», ha dichiarato Francesco Samengo, presidente dell’Unicef Italia, sottolineando che «se facciamo degli investimenti per formare e dotare gli operatori sanitari locali di attrezzature, in modo che ogni neonato nasca in mani sicure, possiamo salvare milioni di bambini».
Il 2019 segnerà anche il 30esimo anniversario dell’adozione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che l’Unicef ricorderà con eventi globali durante tutto l’anno. Ratificando la Convenzione, i governi si sono impegnati, fra le altre cose, a prendere delle misure per salvare ogni bambino, fornendo assistenza sanitaria di buona qualità. Nell’ultimo trentennio, abbiamo potuto assistere a notevoli progressi per la sopravvivenza infantile: il numero di bambini nel mondo che sono morti prima di compiere cinque anni è più che dimezzato. Ma i progressi sono stati più lenti per i neonati: i bambini che muoiono nel primo mese costituiscono il 47% di tutte le morti dei bambini sotto i cinque anni.
La campagna dell’Unicef, “Every Child Alive – Ogni bambino è vita,” chiede investimenti immediati per portare assistenza sanitaria di qualità, a un prezzo accessibile, a ogni madre e neonato. Ciò include una fornitura costante di acqua pulita ed elettricità alle strutture sanitarie, la presenza di operatori sanitari qualificati durante il parto, sufficienti provviste e medicine per prevenire e curare complicanze durante la gravidanza, il parto e la nascita, e ragazze adolescenti e donne preparate a chiedere una migliore qualità dei servizi sanitari.
Tanto si potrebbe fare, quindi, – per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” – per salvare e rendere migliore l’esistenza dei bambini nel mondo, ma sono tanti, troppi, che ancora muoiono e soffrono non solo nel Paesi in Via di Sviluppo, ma anche vicino a noi. A loro il pensiero odierno dello “Sportello dei Diritti”.