4 regole per rendere più sane le nostre relazioni
13 Aprile 2019“A partire dal comportamento che, se non coerente con quello che diciamo, può indebolire, contraddire o annullare del tutto i messaggi verbali”.
Sia nella vita professionale sia in quella personale trovo che le relazioni siano la più grande fonte di felicità e allo stesso tempo la più grande fonte di dolore.
Sul versante della felicità, quando ci prendiamo cura di qualcuno e quando percepiamo che qualcuno si sta prendendo cura di noi, ci sentiamo meglio e agiamo meglio. Anche in presenza di fattori che vanno al di là del nostro controllo, l’amore, l’apprezzamento e l’accettazione, associati alle relazioni sane, diminuiscono lo stress e contribuiscono al benessere.
Come render più sane dunque le nostre relazioni?
Il modo più pratico, che ho sperimentato, è usare una comunicazione efficace, motivo per cui imparare a mettere in pratica specifiche abilità di comunicazione vi aiuterà a interagire in modo più positivo e adeguato, a ridurre lo stress da relazione e ad essere più fiduciosi.
Di seguito 4 competenze comunicative che trovo particolarmente fruttuose per stabilire e risanare le relazioni: coerenza tra verbale e comportamento; ascolto attivo; assertività; riduzione degli atteggiamenti difensivi.
- Coerenza tra verbale e comportamento
La parte attiva della comunicazione include elementi sia verbali sia comportamentali. I messaggi che trasmettiamo con il comportamento se non coerenti con quello che diciamo possono indebolire, contraddire o annullare del tutto quelli verbali. Quando una persona comunica efficacemente, i suoi messaggi verbali e non verbali di solito combaciano determinando un senso di genuinità percepita nella relazione come segno di onestà ed affidabilità.
- Ascolto attivo
L’ascolto attivo prevede di prestare una profonda attenzione a quello che dice l’interlocutore, invece di pensare a quello che si dirà in seguito. Richiede di concentrarsi sull’altro anche con il linguaggio del corpo e l’emotività senza farsi distrarre dall’ambiente circostante, rispondendo con qualche cenno del capo, uno sguardo, una domanda, un “si” o una riformulazione di ciò che ha detto l’interlocutore come, ad esempio, “mi sembra di capire che…”
- Assertività
Questo elemento occupa la posizione centrale della comunicazione efficace perché prevede l’equilibrio tra il rendere noto agli altri, in momenti appropriati, che cosa si vuole e quali sono i propri bisogni e, al tempo stesso, tenere presenti le volontà ed i bisogni altrui. Chi ci tiene davvero a noi desidera conoscere i nostri bisogni, pensieri e sentimenti, non c’è nulla da temere, anzi, la mancanza di assertività può indurre all’aggressività. Quando una persona cerca di essere sempre premurosa e disponibile nei suoi sforzi nei confronti degli altri, azzera i propri desideri al punto da trascurare i suoi stessi bisogni. Con il passare del tempo questi desideri e bisogni crescono finché la persona finisce per esplodere quando qualcuno si limita a fare una richiesta ragionevole o un commento che viene percepito come la goccia che fa traboccare il vaso.
- Riduzione degli atteggiamenti difensivi
Il conflitto è un evento normale nelle relazioni più strette, anche in quelle sane, perché se mettiamo due persone l’una vicina all’altra per una determinata quantità di tempo, a un certo punto si verificherà un qualche tipo di disaccordo. Quello che conta è come risolviamo il conflitto quando si verifica. L’ostacolo più comune alla risoluzione del conflitto è l’atteggiamento difensivo, cioè la rigidità cognitiva ed emozionale che insorge quando ci si sente minacciati. Può scaturire dalla paura, dal desiderio di evitare il dolore o dall’attaccamento ad un particolare scopo o desiderio. Quando ci poniamo sulla difensiva, smettiamo di comprendere l’altra persona e ci ritiriamo nell’autoconservazione.
È importante a questo punto essere attenti alle sensazioni ed ai sentimenti difensivi che proviamo in noi stessi o che percepiamo nell’altro durante un’interazione. Che si tratti di un comportamento apertamente aggressivo (ad esempio, parlare ad alta voce, assumere un atteggiamento di superiorità, d’irritazione) o di una modalità più sottile per ritrarsi dall’altra persona, in ogni caso, il comportamento difensivo rema contro un rapporto positivo.
A meno che non siate di fronte ad un reale pericolo fisico, trattenetevi dal mettere in atto comportamenti difensivi. Immaginate di essere impegnati in un tiro alla fune: se continuate a tirare, l’altra persona farà la stessa cosa. Per porre fine alla contesa uno dei due dovrà rinunciare, e potreste farlo voi, provando a riconoscere e comprendere la prospettiva dell’altro, chiedendogli chiarimenti. Quando ci si sente compresi e accettati non c’è più bisogno di difendersi, persino se si è in disaccordo.
Prendersi cura di sé, esprimendo i propri bisogni, ascoltando quelli dei nostri interlocutori con profonda attenzione, con genuinità e coerenza tra “il dire e il fare”, modifica positivamente le nostre relazioni, ma soprattutto contribuisce al rafforzamento del senso di sé che ci fa sentire persone migliori.
*Psicologa- psicoterapeuta