Palazzo delle Arti Capodrise, inaugurazione dello “Story frame”
23 Aprile 2022Oggi, sabato 23 aprile, alle 18,30 si inaugurerà «Story frame» al Palazzo delle Arti di Capodrise, in via Giannini 30. In esposizione ci saranno 50 fotoracconti redatti a quattro mani. I racconti, infatti, sono di Attilio del Giudice, le fotografie di Massimiliano del Giudice, rispettivamente padre e figlio. Curatore della mostra è il critico d’arte Enzo Battarra. Il coordinamento è di Carmine Posillipo. L’evento è organizzato dalla Biblioteca civica Carmine Cimmino e dall’associazione Persona.
L’inaugurazione avrà inizio con un incontro moderato dall’architetto Raffaele Cutillo. Interverranno il sindaco di Capodrise Vincenzo Nigro, l’assessora alla cultura Luisa D’Angelo e l’assessore alle Politiche sociali Nicola Cecere. Porteranno un proprio contributo alla conversazione anche Simona Di Giovanni del Servizio Civile e Alessandro Porreca dell’associazione Persona.
La mostra a ingresso libero resterà aperta fino al primo maggio, tutti i giorni dalle 10 alle 12:30 e dalle 16 alle 19:30.
Attilio Del Giudice è un artista totale, complesso e geniale. È uno scrittore, ma anche un pittore e un filmmaker. Casertano classe 1935, si è trasferito a Santa Marinella, poco più a nord di Roma. Uomo di avanguardia, intellettuale non molto organico, già nella seconda metà degli anni Sessanta aveva iniziato un processo rivoluzionario per l’arte casertana che soprattutto negli anni Settanta e Ottanta trovò consensi e aggregazioni intorno alla sua figura. Dal 2008 conduce il blog «Le pittate d’ogni giorno», che raccoglie oltre diecimila dipinti digitali realizzati quotidianamente sugli argomenti di attualità.
Così racconta Attilio del Giudice questo progetto espositivo: «Story frame nacque il primo gennaio del 2017, quando Massimiliano, mio figlio, pubblicò su Instagram l’annuncio del progetto. Si trattava di brevi racconti (non oltre 300 parole, secondo le modalità previste dal social a cui le narrazioni erano destinate) abbinati a composizioni fotografiche. Il progetto inseguiva l’ipotesi di un connubio tra due linguaggi formalmente differenziati e indipendenti, che insieme però potevano confluire in un unico focus narrativo ed emozionale. Progettammo di condurre un vero e proprio quindicinale redatto a quattro mani e andammo avanti per due anni consecutivi, raggiungendo il traguardo di 50 composizioni».