Il mondo, un palloncino colorato ma fragile
30 Giugno 2023Maria è una giovane donna, madre di due bambine e figlia di genitori italiani emigrati per necessità in Argentina dove lei è nata. Di questa nazione ha vissuto le diverse espressioni della realtà: la ricchezza di territori sconfinati e unici per la loro bellezza, nel loro silenzio e quella delle sette sorelle, dei pochi che si arricchiro(sco)no indossando una pelle aliena fatta di oro sporco e del dolore dei molti che divennero poveri e vissero il tracollo sociale ed economico, la violenza e la prevaricazione dei poteri forti. Da una primitiva ricchezza che aveva attratto milioni di emigranti dall’ Italia, tutto si era incartato tragicamente in una povertà assoluta e senza speranza.
Maria aveva la febbre molto alta ed io ero il suo medico. Dopo averla visitata mi fermai, seduto di fianco al suo letto, perché volle parlarmi. La sua fronte era imperlata da una miriade di piccole gocce di sudore e la voce era incerta e debole. Alla mia domanda su come mai…disse: “Il mondo è un palloncino d’aria dai colori meravigliosi, di quelli che si vedono durante le feste dei Santi e rendono l’atmosfera gioiosa e stimolano la fantasia e il desiderio dei bambini. Ma il mondo è di materia fragile… di materia fragile è il mondo, se punto con uno spillo fa “puff” e impazzisce in una pellicina di plastica senza anima. Così è successo al nostro mondo, il mondo per il quale valse la pena lasciare la patria, gli affetti, la povertà per una promessa che divenne certezza di vita e serenità. I miei genitori. approdarono alla periferia del mondo: approdarono in Argentina, dove videro nascere figli e nipoti”.
La verità, molto spesso, ha il linguaggio dei semplici. La similitudine mondo-palloncino mi ricordò il film di Charlie Chaplin “Il grande dittatore” dove Hitler, la sua follia e il disegno di un nuovo ordine mondiale, sulle note di una musica wagneriana, dà forma a una danza macabra e gioca con un mappamondo di plastica rappresentazione di un mondo alla mercé di lutto e terrore.
C’è un tempo per gioire e un tempo per soffrire.
Maria continuò “La radio iniziò a trasmettere, in quei giorni, suoni gutturali mai ascoltati , parole d’ordine e marce militari. I genitori terrorizzati da quanto stava accadendo mi dissero di fuggire e metterci al sicuro ritornando nella loro terra di origine. D’improvviso come ombre sinistre di un film dell’orrore vennero i generali con i campi di concentramento, le stanze della tortura. I nostri giovani volarono alto ma angeli senza ali persero il cielo e la vita e precipitarono nell’acqua dell’oceano che ne restituì per intero la memoria ma rifiutò di lavare le colpe degli assassini. Furono anni di terrore perché a nulla valse il grido delle Madres de plaza De Mayo e il pianto della Vierge desaparesido”.
A questo punto, Maria strinse le labbra e distolse il suo sguardo da me rivolgendolo verso la parete bianca della stanza.
La storia è un moto perpetuo di fatti e misfatti. Questo tempo è caratterizzato da una estrema vulnerabilità. Il nostro mondo è violato, messo in pericolo nella sopravvivenza, condizionato da fenomeni estremi, da pandemie e inquinamento, sfruttato nelle risorse, asfissiato da speculatori e assassini, da guerre e morte.
Il mondo è di materia fragile… di materia fragile è il mondo…Ha la forma del cerchio, figura geometrica perfetta dove l’uomo vitruviano, nella sua nudità apre le braccia ed è icona del buono e del bello. Al pari del palloncino dei giostrai che colorano la fantasia, la gioia dello stare insieme ha la stessa vulnerabilità e affida alle nostre cure la sua esistenza e la nostra vivibilità.