Fiorenza Taricone, la guerra non è un male inevitabile
17 Dicembre 2023Le guerre moderne. ne parliamo con la professoressa Fiorenza Taricone, Ordinaria di Pensiero politico e questione femminile, già Rettrice Vicaria all’Università di Cassino e Lazio Meridionale
Intanto va ricordato che le guerre sono complesse perché ricomprendono due aspetti fondamentali dell’animo umano: la sfera emozionale e quella razionale; alla prima appartiene il sentimento patriottico e nazionalista, lo spirito di rivalsa, il bisogno di vendetta, l’aggressività verso gli umani, il mondo animale e l’ambiente. Alla seconda, soprattutto nella modernità, l’aspetto tecnologico, le spese militari, l’abbinamento del nucleare con la guerra più tradizionale, basata sui corpi fisici, come dimostra l’attacco terroristico di Hamas che non si è avvalso di armi particolarmente sofisticate. Di questi due aspetti però si insiste erroneamente solo su uno, che cioè le guerre abbiano una necessità di tipo razionale, siano inevitabili, appartengano alla sfera dell’agire umano; i sentimenti vengono dopo, con i lutti, le mutilazioni, le perdite affettive; il che equivale anche a dire che le guerre sono inerenti alla politica di tutti i paesi, ed essendo inevitabili, il pacifismo ha la peggio, come se fosse un’utopia, sconfitta in partenza dal realismo politico.
Il minimo comune denominatore di queste guerre contemporanee è dato dalla ferocia inaudita con la quale deliberatamente vengono attaccate le popolazioni civili: stermini di massa, genocidi, stupri e torture inaudite. C’è da restare sgomenti di fronte a questi atti scellerati.
Personalmente non credo che la violenza possa essere misurata con un più o un meno rispetto al passato; le popolazioni civili sono sempre state costrette, volenti o nolenti, a subire le guerre di conquista, le incursioni piratesche via mare, le spedizioni punitive nelle lotte di religione, le ritorsioni, anche quando le popolazioni non sapevano neanche esattamente di cosa fossero colpevoli; per quanto riguarda il genere femminile, il corpo è stato sempre considerato uno strumento di conquista, pari a un bottino, fino alla guerra recente nei Balcani, in cui scientemente e sistematicamente i serbi hanno violentato le ragazze e le donne bosniache perché avrebbero partorito un figlio impuro, con la conseguenza di allentare i vincoli della comunità. Il ruolo di genere nei conflitti è stato un terreno di studio per me da molti anni, e su questo ho anche scritto anni fa un libro dal titolo Donne e guerra. Dire, fare, subire, che va dalle Amazzoni alla legge sul volontariato militare maschile e femminile degli anni Duemila. Uno dei maggiori problemi è che le donne almeno in Italia, nella Prima e Seconda guerra mondiale non sono state decisori; non erano in Parlamento a votare in entrambi i conflitti e il pacifismo femminile rimane nel mondo una forza inascoltata.
Se le guerre hanno una radice prevalentemente economica, come la conquista dei giacimenti petroliferi o l’accaparramento delle materie prime, l’ONU può opporre solo una moral suasion e una forza diplomatica. Uno dei problemi maggiori resta la formazione pacifista dell’opinione pubblica visto che in nessuna scuola, dai primi anni fino alle superiori, è attiva una storia della pace; i manuali sono infarciti di trattati, generali, eroi, assedi e quant’altro. Eppure, molte scrittrici negli ultimi due secoli hanno scritto su questo opere memorabili, che nessuno ricorda, e sono state anche insignite di Premi Nobel.