Giulia Domenichetti, dai sogni alla nazionale maggiore di calcio femminile
3 Febbraio 2024
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Io ho vissuto la fase acuta della pandemia tra Firenze e San Gimignano in Toscana dove ero appunto per sport. Devo dire la verità, in un contesto privilegiato in quanto, disputando un campionato nazionale di serie A calcio femminile, durante la seconda ondata eravamo tutelate controllate e l’attività si è svolta si con controlli severi ma in sicurezza e senza interruzioni. Certamente è stata un’esperienza surreale e nuova come per tutti.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
In verità, forse durante la pandemia è avvenuta una svolta storica in quanto, al fine di ricevere gli aiuti che sono stati elargiti a tutto il mondo lavorativo, per la prima volta anche il cosiddetto “lavoratore sportivo” dilettantistico é stato riconosciuto.
Per come è stata gestita la situazione all’inizio, questa era nuova per tutti ed è stato complicato giustamente , sicuramente andando avanti per quanto riguarda le successive ondate ci si poteva far trovare forse più pronti.
Noi, come già detto, facendo parte di una categoria di interesse nazionale sicuramente abbiamo sentito meno il disagio delle restrizioni.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Nessuno mi ha spinto all’attività agonistica è arrivato tutto abbastanza naturalmente, facendo quello che amavo e che mi divertiva.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La forza di volontà è tutto. Assolutamente tutto. Le doti e le attitudini durano poco e la vita degli sportivi e delle sportive di alto livello è piena di sacrifici e di sudore. Quelli non sono sulle copertine ma andrebbero raccontati sempre, soprattutto ai giovani.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Di divertirsi. Sempre. Con leggerezza ma non con superficialità, lo sport è una palestra di vita e insegna a spingersi oltre a conoscere i propri limiti magari per superarli magari per accettarli.
Il consiglio è di non aver paura di fallire. Bisogna provarci sempre. Sbagliare per coraggio e non per paura.