La sanità che fu
20 Aprile 2024Non sono trascorsi molti anni da quando la Sanità di casa nostra venne classificata tra i migliori Sistemi Sanitari al mondo. Un’ indagine di Datamedia verificò, in particolare, un generale gradimento per il medico di famiglia. Un’ ulteriore indagine Eurisko, pur mettendo in risalto pareri e opinioni diverse, tracciò, ancora una volta, un’immagine lusinghiera del medico di famiglia e della medicina territoriale. L’indagine diede la certezza, in un mare di incertezze, che avevamo raggiunto la migliore sintesi possibile alle richieste di salute e benessere della popolazione. Noi medici ci sentimmo, maggiormente, responsabili per le attese di quanti erano stati consultati. Ci chiedemmo quanta parte ci apparteneva nel vissuto delle famiglie, al capezzale del malato, il suo intimo, il dolore, le aspettative, la speranza, la vita, la morte.
Le nostre radici affondano l’incarnato in una memoria antica che, in questo tempo corrusco e imprevedibile, è pietra d’angolo, il ponte immaginario delle idee che hanno traghettato, nella formazione umana e nella realtà sanitaria, il Mediterraneo culla della civiltà e, per quanto a me più prossima la mia Salerno, l’Alma mater il punto di sapienza di una Scuola medica laica e tollerante. Scienza e teologia, cielo e terra.
Tra cielo e terra presero forma i primi Ospedali in antichi Conventi dove la liturgia si confondeva con il rituale del dolore, del lutto e dell’abnegazione di coloro che si prendevano cura dell’uomo. Il medico divenne, nell’imaginario collettivo, il Samaritano che soccorreva e curava le ferite del viandante aggredito dalla violenza e dal furto e, in un’immagine di amore ideale, in colui che lava i piedi ai discepoli: il Christus Medicus “L’essere del quale non può essere pensato nulla di più perfetto” scrisse Anselmo d’Aosta nel suo saggio Proslogion. Ma la rivelazione è un viatico, una provocazione verso la perfezione umanamente impossibile.
Oggi si ripresenta un evento tragico con le necessarie contraddizioni che lo caratterizza. Una circostanza che oltre le aggressioni, denunce e reciproche accuse. ha riscoperto che esiste un destino comune che lega malato e medico.
“…È necessario che il malato aiuti a combattere la malattia” è scritto nel corpus Ippocratico.
Per questa consapevolezza si animarono i terrazzi, i balconi delle case. Il vento raccolse e inseminò su mille strade e tra i palazzi un coro unanime: “Uniti ce la faremo!”. La metamorfosi del dolore e della malattia è la speranza, l’unione, l’incitamento, la forza. Ma nonostante le aspettative, i provvedimenti igienico-sanitari, non tutto fu quello che si era sperato.
Papa Francesco salì un ideale Calvario nella contemplazione del Crocefisso ligneo della Chiesa di San Marcello che, nella tradizione popolare, aveva protetto Roma dalla grande epidemia di peste del Cinquecento. Nella notte desolata e deserta, scendeva la pioggia. Piazza San Pietro divenne il centro del mondo, della sofferenza, la speranza, l’arbitrio dell’uomo e il pianto di Dio.
Saliva inesorabilmente il numero dei decessi per Covid. Morivano con i contagiati, un gran numero di medici e personale sanitario. Il loro sacrificio durò l’alito caldo e breve della riconoscenza.
Venne il freddo….
Gli applausi, l’eroismo divennero scrosci di pioggia che evaporarono al suolo. I canti e gli incoraggiamenti si trasformarono in una campagna mediatica arrogante, sospettosa, imprudente. Un clima di contrapposizioni strumentali, di politica negazionista, di malasanità, reale e presunta, che precipitò bene e male in un girone dell’inferno dantesco, della vita non vita. La Pandemia come cartina di tornasole mette in evidenza, ancora oggi, il malcostume, la lottizzazione di competenze affidate ai lacchè della politica, alla volontà predatoria e al profitto di un privato, il più delle volte, venale e aggressivo.
O tempora o mores! (Cicerone). Il rapporto medico paziente è divenuto sofferto e intollerante, condizionato da mille difficoltà e liste d’attesa, ospedali fatiscenti, fuga di cervelli, carenza di personale e di prestazioni. Un’ indagine non statistica eseguita da ADNkronos, presentata al Congresso “Salute e Sanità, una sfida condivisa” tenutosi a Roma il 23 Aprile c.a. ha coinvolto un campione di 6500 persone. Il 60% del target ha dichiarato di avere meno fiducia nel Sistema Sanitario Nazionale rispetto al passato. Una scelta dolorosa la cui responsabilità veniva attribuita allo Stato e in seconda istanza alle Regioni. Una crisi del sistema pubblico che non trova alternativa o paracadute nella sanità privata della quale il 91% del campione farebbe volentieri a meno.
Nelle stanze segrete di un’autonomia differenziata rivestita di belle parole e di un egoismo malcelato si nasconde il tentativo di distruggere il Sistema Sanitario Nazionale, quello di Datamedia, di Eurisko e fare dell’Italia una Nazione a macchia di leopardo divisa tra regioni ricche e regioni abbandonate, tra mondo di sopra e mondo di sotto. I fatti ci ricordano che esiste un solo mondo e non esiste un medico degli schiavi e un medico dei liberti ma il medico del giuramento di Ippocrate.