Massimiliano Alloisio, l’amore per la musica

Massimiliano Alloisio, l’amore per la musica

23 Giugno 2024 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Chi avesse la fortuna di ascoltare un suo brano senza conoscerne l’autore -come quello bellissimo che ha avuto la bontà di inviarci penserebbe di essersi imbattuto in un autore spagnolo o dell’America latina. Che cosa c’è in questo sound che l’ha stregata tanto da spingerla ad eleggerlo come uno dei suoi linguaggi musicali preferiti? Ed inoltre tanti anni di studio ma anche di ricerca personale l’hanno spinta inesorabilmente verso il terreno della sperimentazione anche con altre culture. In tal senso cosa ha significato per lei musica orientale ed in particolare quella araba?

Sono convinto che ognuno di noi si rispecchi per indole e per un legame ancestrale col suono di uno strumento, è difficile dare una spiegazione razionale: penso che sia lo strumento a scegliere la persona, si è affascinati dalla sua forma, dal suo suono e di conseguenza lo strumento ti porta ad approfondire e conoscere i generi e le culture in cui trova la sua espressione più naturale.

La chitarra classica, dopo la sua evoluzione nel periodo barocco e la sua concezione strutturale principalmente ideata dal liutaio spagnolo Antonio Torres (1817- 1892), ha conosciuto grande fortuna per tutto l’Ottocento: il repertorio classico dei grandi compositori di quel periodo annovera diverse composizioni dello stesso Paganini, grande estimatore dello strumento. Accanto alle pagine scritte, la musica popolare si è spesso tramandata per imitazione e tradizione orale, la chitarra  per maneggevolezza e praticità si è rivelata in tutto l’arco della sua esistenza un vero ponte di culture. Questo affascinante e talvolta misterioso processo di tradizione musicale è la matrice evolutiva dei generi a me più cari, legati al Brasile (nei generi di choro e bossa nova), al Venezuela (con i suoi valse creoli e le ritmiche di Joropo), all’Argentina (tra tanghi e milonghe) e sicuramente alla Spagna dove nel flamenco la chitarra è la regina degli strumenti. Ciò che mi affascina di tutti i generi sopracitati è la complessità ritmica legata spesso a sonorità minori nostalgiche, (la saudade brasiliana) o sonorità frigie misteriose e stridenti tipiche della musica arabigo andalusa che evocano civiltà antiche e intervalli scalari inusuali e affascinanti.

Come e quando l’amore per la chitarra?

L’amore per la musica è maturato presto, a 11 anni mi regalarono una chitarra per Natale, dopo le prime lezioni di chitarra col Maestro Franco Brambati, cominciai a suonare 4 o 5 ore al giorno, il legame con lo strumento diventò presto una forma di meditazione irrinunciabile. L’incontro col mio primo Maestro fu un incontro molto fortunato per affinità di gusti musicali e per la fiducia che ripose in me, portandomi presto con sé nei concerti, ricordo ancora oggi l’adrenalina e l’entusiasmo del mio primo evento a Milano all’età di quattordici anni presso il Teatro di Porta Romana.

Un autore ama tutte le sue creature ma, in particolare, a quale sua produzione è particolarmente legato?

La creatività e la composizione mi hanno sempre stimolato: alla seconda lezione di chitarra avevo già scritto alcuni brani con l’uso della sola mano destra e trovato frammenti di melodie di Morricone. Per me comporre è quasi un’esigenza: un gesto che crea un paesaggio sonoro che descrive un’emozione o disegna un istante.

I brani a cui sono più affezionato, tra le mie composizioni, sono Hijitas (una rumba scritta per mia madre) presente nell’Album Harmonic Guitar Essence, molto vivace ed ispirata a linguaggi di rumba cubana e spagnola e la più spirituale Divina, una mia ballata mistica e meditativa, scritta per il Festival Luglio in Carmine a Pavia. 

Che effetto le ha fatto esibirsi davanti a due Pontefici Romani?

Gli eventi in Vaticano, per Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sono stati l’apice della mia collaborazione col cantautore pavese Roberto Durkovic e i Fantasisti del Metrò, una formazione eterogenea con eccezionali musicisti balcanici con cui ho suonato per quasi vent’anni. Il contatto con la RAI nacque dal nostro ritardo in una trasmissione radiofonica, ritardo che ci fece incontrare il produttore Franz Coriasco (a volte arrivare in ritardo agli appuntamenti porta fortuna e fa parte dell’andamento musicale…). Coriasco, ospite successivo della trasmissione, ascoltandoci per caso, ci convocò il primo d’aprile per una mondovisione in Piazza San Pietro al cospetto di  Papa Giovanni Paolo II, la sorpresa e la soddisfazione furono talmente grandi che inizialmente pensammo a un pesce d’aprile. Il sodalizio venne poi confermato per un’altra trasmissione RAI a Roma in San Giovanni in Laterano, nell’ambito della lettura integrale della Bibbia sostenuta dal Pontefice Benedetto XVI dove ho potuto eseguire il mio brano Come il Vento.