Giovani sempre più soli e indifesi nel mistero della vita
21 Settembre 2024Si riuniscono sul lungomare e nel cuore antico della mia città in un’atmosfera di luci che dai lampioni sulla strada scolpiscono angoli caratteristici, ricchi di storia. È la Salerno nel tempo, i segni su pietra e colonne che testimoniano il felice connubio di popoli diversi, di scienza e umanità, di una Scuola Medica che parla ai Re e agli umili della terra.
È “il popolo della notte” l’esercito di giovani che brulica curioso ed inquieto alla ricerca di un sabato diverso.
Soli si è soli nella notte, indifesi nel mistero della vita. È il bisogno di stare insieme, la sete di spazi come sogni liberi e incomprensibili, la ricerca di una diversa dimensione in un cielo di stelle che sembrano scendere fino a farsi toccare per poi scomparire lentamente nel mare con un segmento di Luna. Un palcoscenico naturale dove si recita senza maschera, la necessità di raccontarsi, conoscersi esorcizzando la notte, le ombre, la costante similitudine di un tempo senza luce: un tempo finito.
Una diversa realtà, periferica e distante è il microcosmo delle discoteche, il caos psichedelico, suoni materializzati, troppe volte, all’insegna della trasgressione, della performance che immancabilmente raccoglie, alle prime luci dell’alba, un carico di coscienze “dall’occhio largo, esterrefatto” che si spalanca in una luce effimera e si chiude sul nero.
“Le stragi del sabato sera” coprono le prime luci di uno stridente contrasto con la incontenibile voglia di vivere che caratterizza la gioventù. Le statistiche di questi anni allineano cifre impressionanti di vite spezzate per incidenti automobilistici, aggressioni e violenze maggiormente in una età tra i diciannove e venticinque anni.
Esiste l’interrogativo sulle cause, l’eterno dilemma, le dotti lezioni sulla distinzione tra alcol, droghe pesanti e leggere, sulla punibilità o meno su quanti e “quanto” spacciano e su quanto realmente accada nel singolo, insignificante bar di periferia, nei pub o in alcune discoteche: contenitori, molto spesso, di un malessere esistenziale stordito nel frastuono degli after hour.
Sono eventi luttuosi e tragici dei quali nessuno è indenne e che trovano il più delle volte la loro causa nell’uso di alcol e stupefacenti. Tutto accade e tutto sembra dissolversi in un tempo breve perché, come le onde del mare, il sabato ( del sabato) ripete la stessa trama luttuosa con altri attori e registi.
Ci troviamo di fronte a un’emergenza sociale, uno stillicidio continuo di vite umane perdute. Fino a quando esisterà una distanza e un atteggiamento interpretativo tra mondo degli adulti e quello degli adolescenti, molti problemi troveranno soluzioni apparenti, il discorso di circostanza e, troppe volte, l’ipocrisia delle istituzioni, la reprimenda, il mancato approfondimento o stimolo a farsi interpreti del bisogno dei giovani di stare insieme.
Tutto diviene complesso se la famiglia non è parte discreta del “sabato sera” dei figli, se il mondo delle istituzioni e in particolare la scuola non diventa profezia e tuteli il futuro dei giovani in un’opera di sussidiarietà.
Un itinerario condiviso che coinvolge dal portinaio, all’inquilino dell’ultimo piano di questa casa comune che è la vita.