A Caserta finiti i fondi della riabilitazione, pazienti tutti a casa?
28 Novembre 2018A rischio l’assistenza in provincia di Terra di lavoro. Per molti centri i budget destinati alla branca ex articolo 26 sono stati consumati al 31 ottobre. Rimedi? Al momento nessuno.
Il clima natalizio ,si sa, induce tutti ad essere più buoni. Deve essere in quest’ottica che l’Asl di Caserta ha preso carta, tastiera e stampante per vergare poche righe dirette ad alcuni centri di riabilitazione della provincia.
“A far data dal 31 ottobre – più o meno si legge così nella nota, in perfetto burocratichese, che proveremo ad esplicitare nella sua reale portata – le signorie vostre hanno sforato i tetti di spesa destinati alla branca riabilitativa ex codice 26”.
Bene, siamo convinti però che, eccezion fatta per gli addetti ai lavori, ai più questa prima battuta non ha portato luce, per cui ci sforzeremo di rendere il messaggio meno asettico e più più esplicito.
Fuor dall’arido linguaggio amministrativo, infatti, con questa nota l’Azienda sanitaria, sostanzialmente, ha detto:
“Cari signori, i soldi a vostra disposizione per attività riabilitative sono finiti. Ergo, noi non abbiamo più risorse da destinarvi”. E magari l’Asl è anche legittimata a farlo: senza soldi non si cantano messe. Magari appena qualche consulenza.
C’è un però. Il però è dato dalle centinaia di pazienti in trattamento riabilitativo per i quali l’azienda non spende neanche una parola. Ed allora, in mancanza di fatti concreti, urge ricorrere a congetture.
Ipotesi numero uno:i centri interrompono le terapie ex abrupto? Si tratta però di ipotesi di pura fantasia. Questa strada, in effetti, non è praticabile ed i centri lo sanno bene, tant’è che le prestazioni continuano ad essere erogate, perché altrimenti si profilerebbe il reato di interruzione di pubblico servizio. C’è solo da chiedersi fino a quando?
Ipotesi numero due: l’Asl intende trasformare i centri riabilitativi in enti filantropici a costo zero. Anche questa diventa difficile da credere perché nessuna impresa potrebbe sopravvivere a questo “trattamento” ed il risultato finale sarebbe la bancarotta e, per causa di forza maggiore, l’interruzione di pubblico servizio permanente.
Ipotesi numero tre: l’Asl trova il coraggio di prospettare, scrivendo una nuova letterina natalizia, una “soluzione finale”. Vale a dire, la riabilitazione è finita tutti a casa. Ed anche in questo caso che l’ipotesi è del terzo tipo, perché il presidente De Luca, che sinora si è astenuto, potrebbe rompere gli indugi e correre a Caserta con il lanciafiamme.
In conclusione, una domanda diretta all’Asl interessata: cosa intende fare per affrontare la situazione prima che diventi emergenza? Il settore riabilitativo tutto nelle mani dei privati è dato di fatto e poco conta se è frutto di mancata (magari voluta?) programmazione di oltre cinque lustri. Il dato è questo.
Dovremo aspettarci sotto Natale, che ci rende tutti più buoni , le contestazioni in carrozzella di quanti rischiano di perdere il diritto all’assistenza? O guardare con rassegnazione (come di cosa ineluttabile) al licenziamento di centinaia di addetti e, alle conseguenti manifestazioni di piazza?