A giugno tutti a casa, più “stabilizzati” di così
29 Dicembre 2018Natale amaro per gli Operatori socio-sanitari di Terra di Lavoro che non rientrano nel Decreto Salva precari e, pertanto, rischiano concretamente il posto di lavoro.
Ieri mattina, negli uffici dell’Ospedale civile di Maddaloni, c’è stato un incontro tra gli operatori sociosanitari (Oss) che vi lavorano e la Cooperativa Ati che include tre agenzie di lavoro: la Quadrifoglio, la Pellicano 2012 e Aido dalle quali è nato il consorzio Ati che organizza i dipendenti, distribuendoli per qualifica. I lavoratori sono pagati dall’Azienda sanitaria locale e con un “regolare” contratto Asl.
Il problema che per questi lavoratori potrebbe bloccare il processo di stabilizzazione nascerebbe dal fatto che non sono mai stati assunti a tempo indeterminato. Eppure da anni, le 47 unità del nosocomio maddalonese – 162 in tuta la provincia di Caserta, distribuiti negli ospedali di Piedimonte Matese, Marcianise, Santa Maria Capua Vetere, San Felice a Cancello e Sessa Aurunca – hanno chiesto più volte di regolarizzare le posizioni ma ottenendo in cambio solo generiche promesse.
Nel numero complessivo rientrano anche alcuni operatori (ben 33 solo a Maddaloni) che pur essendo entrati in graduatoria di stabilizzazione nel lontano 2005, di fatto non hanno mai raggiunto l’obiettivo. Si tratta di madri e padri di famiglia che lavorano da anni nello stesso nosocomio. Da quindici anni ininterrottamente, nonostante la carenza del personale, per loro fondi sempre più ristretti che hanno limato la paga degli infermieri che all’inizio del periodo lavorativo percepivano emolumenti per 1200 euro al mese per poi ritrovarsi con 500 euro mensili. Ciononostante, per tutto questo tempo, gli operatori hanno assicurato le proprie prestazioni.
Ora, a seguito della riforma Madia, grazie anche alla ministra pentastellata Giulia Grillo, che spinge per la stabilizzazione dei precari nella sanità, le Asl dovranno adeguarsi. Purtroppo gli Oss della provincia di Caserta non rientrano nel Decreto salva precari.
Non sono riconosciuti come precari quindi a giugno dovranno lasciare il posto di lavoro. Seguiranno nuovi concorsi per coprire i posti che saranno lasciati vacanti dalle unità esonerate. Insomma, dopo aver maturato anni di esperienza che consente loro di avere tutti i requisiti richiesti, gli impiegati rischiano di perdere il lavoro.
Dunque, denunciano gli Oss casertani, è lecita la domanda: “Non siamo stabilizzati, non siamo precari, cosa siamo?”. Qualcuno dovrà pur rispondere a questa domanda.