Abusi sessuali su minori nella Chiesa (I parte)

Introduzione

Questo è il terzo intervento su questo giornale in tema di abusi sessuali commessi da chierici in Italia. Nel primo intervento lamentavo il ritardo delle linee guida, pochi interventi preventivi e pochissima collaborazione nei fatti. Nel secondo intervento oltre a ribadire la stessa lamentela aggiungevo la buona notizia per la determinazione fattiva di Papa Francesco che si è concretizzata in alcune chiarificazioni essenziali alla procedura in questi casi e nell’abolizione del segreto Pontificio.

Per ragioni pratiche, i rilevi che seguono non scendono in dettagli tecnici e di differenziazione; per esempio non si tiene conto dei casi relativi ai chierici appartenenti alle Chiese cattoliche orientali sui iuris (per i quali bisogna tener conto del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium). L’obiettivo principale è di dare una prima idea su cosa fare, in qualunque contesto cattolico, appena c’è un sospetto di abuso e indicare i passaggi più rilevanti da seguire. Sempre per una maggiore praticità, in questo commento al vademecum in oggetto, viene indicata la figura del Vescovo diocesano senza specificare la sua differenza col Gerarca e con il Superiore maggiore (comunemente: il Provinciale) per i religiosi. Oltre alla praticità, un altro motivo risiede nell’evidenziare il ruolo del Vescovo diocesano come principale interlocutore della CDF (Congregazione per la Dottrina della Fede), soprattutto nei casi di abuso sessuale di minori da parte dei chierici.

Ora abbiamo finalmente da parte della CEI le Linee guida aggiornate anche per l’Italia su come procedere nei casi di abuso sessuale di minori commessi da chierici, abbiamo (ancora solo sulla carta) la struttura di commissioni apposite per ogni Diocesi e abbiamo anche tutte le chiarificazioni e le sollecitazioni necessarie del Papa. Cosa manca?

*Psicologo e psicoterapeuta, perito forense, già docente di psicologia generale e psicologia della personalità all’Università Lumsa-Humanitas di Roma