Acta est fabula…

Acta est fabula…

29 Giugno 2024 Off Di Gaetano Milone

 

«Lo spettacolo è finito»: le celebri parole dell’Imperatore Ottaviano che proferì poco prima di morire, forse ben si adattano alle sorti del decano don Antonio Foderaro della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sezione “San Tommaso d’Aquino”, che ha trascinato nel fango la prestigiosa Facoltà visti i suoi rapporti con Daniel Barillà. È notizia che fa scalpore il fatto che quest’ultimo, genero di Domenico Araniti detto il “Duca” indicato dagli inquirenti come boss di Sambatello e a capo dell’omonimo clan ‘ndranghetista, sarebbe il portatore di voti che ha spinto in trionfo il primo cittadino Falcomatà, ed è stato riconfermato lo scorso 16 aprile dallo stesso sindaco, come componente dell’organismo indipendente di valutazione (Oiv) del Comune, che si occupa di valutare le performance dei dirigenti degli enti locali. Anche don Foderaro deve essere rimasto “colpito” dalle doti manageriali del Barillà conferendogli, come si legge dal suo curriculum, per l’anno 2023 la carica di “consulente amministrativo” presso la Facoltà per la valutazione e organizzazione dei contratti di servizi in essere, nonché assistenza alla stipula di nuovi contratti; la valutazione e assistenza in relazione ai rapporti con fornitori, clienti, personale, istituti di credito, etc.; pareri contabili e giuridici orali e scritti. Encomiabile deve essere stata la sua prestazione se nel 2024 il tant’è che il decano lo ha promosso a “direttore del personale” per analizzare i fabbisogni dell’azienda in termini di risorse umane, quindi cercare, selezionare e collocare i migliori candidati in azienda; definire la cessazione dei rapporti di lavoro; supervisionare gli aspetti normativi e amministrativi relativi alla gestione del personale; amministrare il personale; valutare il rendimento del personale; selezionale e reclutare nuovo personale; definire i criteri e i programmi di sviluppo delle carriere; coordinare la formazione del personale.

Pur salvaguardando il diritto di tutti a difendersi dobbiamo segnalare che Daniel Barillà nell’ambito dell’inchiesta promossa dalla Procura di Reggio Calabria è agli arresti domiciliari, e se la Storia è sventrata dall’universalità delle concause, se il battito di ali della farfalla provoca un uragano, a cosa ricondurre il terremoto che ha colpito la Facoltà? Come ricordava Galileo Galilei: «Le cose sono unite da legami invisibili. Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella». La realtà dell’uomo è stata da sempre al centro della riflessione teologica. Cosa bisogna rispondere ai seminaristi, ai professori, all’universo che orbita intorno alla Facoltà? Certo, con papa Francesco la Chiesa fa i conti con la sua complessità ecclesiale, come insegna in LG 8: si coglie nel suo essere casta meretrix, ma nel senso inteso da Sant’Ambrogio: «amore plebeia», come Rahab, la prostituta cananea che a Gerico ospitò i due israeliti lì mandati da Giosuè in avanscoperta; in primo luogo, la Chiesa tanto più è casta, quanto più grande è il numero dei fuggiaschi con cui si unisce; in secondo luogo, la Chiesa è «meretrice casta, perché molti amanti la frequentano per l’attrattiva dell’affetto, ma senza la sconcezza del peccato» ( Commento al Vangelo di Luca, 3, 17-23). Nell’intenzione di Ambrogio quindi non solo l’aggettivo “casta”, ma anche il sostantivo “prostituta” è titolo di merito per la Chiesa perdendo dichiaratamente qualunque significato deteriore. È mai possibile che don Antonio Foderaro dottore in Diritto Canonico non conosca queste sottili sfumature? Cosa lo ha spinto a “sponsorizzare” il Barillà e designarlo suo braccio destro? Forse il fatto che sono entrambi calabresi?

Ma se è così allora può ben intervenire e fare “pulizia” un altro calabrese, ben più importante di Foderaro: Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli, Gran Cancelliere della Prestigiosa Facoltà. Deve urgentemente intervenire perché si denuncia da più parti il declino dell’uomo, perché le opere e azioni inumane e disumane non sono altro che un’evidente attestazione di questa profonda crisi, che è appunto etica. In ogni aspetto del sapere si ribadisce con forza l’urgente esigenza di eticità; è evidente che porre una “questione morale” e cercare di risolverla significa ben più che fare proclami di nessun valore, ma serve qualcosa di più per la ricostruzione dell’essere dell’uomo, pena il travolgimento nelle trappole mortali che egli stesso si va costruendo.