Affetti da Parkinson, non trovano le medicine
3 Maggio 2019La denuncia dei pazienti, confermata dalle associazioni di volontariato, lamenta la mancanza di fermaci essenziali per il trattamento della gravissima patologia neurologica.
Ci sono vicende che sembrano tratte da film, ovviamente violenti, sulla criminalità organizzata. Sono storie che lasciano sgomenti. Anche perché non attengono alla finzione scenica ma a tragiche realtà di vita vissuta.
I buoni, in questi casi, non sono coloro che – sia nella realtà, sia nella trasposizione cinematografica – subiscono estorsioni e violenze di ogni genere, rimettendoci in tanti casi anche la vita. I cattivi non appartengono al vecchio copione di chi mastica un italiano stentato, con marcati accenti siciliani, napoletani, calabresi o pugliesi. I cattivi di questa storia usano un linguaggio, a volte persino forbito e vendono farmaci. Ma non chiamiamoli farmacisti, la categoria potrebbe, ed a giusta ragione, risentirsene.
Si tratta, infatti, di “commercianti” all’ingrosso di farmaci, non meglio identificati, che piazzano il prodotto dove trovano maggiore convenienza. Messa così, potrebbe sembrare che il reato non sussiste ed, invece, se dovessero trovare conferma certe voci che, già da qualche tempo hanno preso a circolare, il reato ci sarebbe ed avrebbe anche valenza penale.
Ma veniamo ai fatti. Da qualche anno a questa parte, i pazienti affetti da morbo di Parkinson – la grave patologia neurologica per la quale, a tutt’oggi, non esiste una cura risolutiva – hanno difficoltà a trovare i farmaci, a base di dopamina, che rappresenta l’unica terapia in grado di dare qualche anno di tregua alla malattia che, inevitabilmente, comporta la paralisi dei movimenti nei pazienti.
“Non è semplice calibrare la terapia giusta per un paziente che viene colpito dal morbo di Parkinson – spiega Alfonso Mauro, neurologo e presidente dell’associazione di volontariato Moto perpetuo, attiva a Salerno dal oltre dieci anni per sostenere le persone colpite dalla malattia – per cui quando il farmaco viene a mancare il malato si terrorizza e non è facile per il medico rimediare, perché questa subdola patologia può rispondere bene ad un medicinale e non altrettanto bene ad un altro”.
È possibile che si arrivi a tanto e che si mettano a rischio malati gravissimi per qualche guadagno in più?
“Purtroppo devo dire di sì, è successo anche l’anno scorso e, nonostante le assicurazioni dell’Agenzia italiana per il farmaco, la gravissima problematica si sta ripresentando anche quest’anno – spiega Alfonso Mauro – la verità e che il farmaco a basso costo in Italia, è pagato a prezzo più alto in altri Paesi europei, per cui si rincorre l’acquisto di grossi lotti per collocarli sul mercato estero ed aumentare così notevolmente i guadagni”.
Insomma, una questione di soldi sulla pelle di malati gravissimi, colpiti da una malattia degenerativa per la quale non esiste cura ed ai quali viene negato anche il sollievo temporaneo dato dai farmaci a base di levodopa.
“È avvilente, ma ancora una volta devo rispondere affermativamente – conclude Il presidente Mauro – il problema esiste e, a cadenza ciclica, si ripresenta”.