Affrontare il Coronavirus da paziente (parte II)
18 Agosto 2020Affezione da Covid-19: raccomandazioni e suggerimenti utili per chi scopre di essere positivo e gli accertamenti fondamentali a cui sottoporsi.
Cosa succede quando si ha un sospetto di Covid-19 o si scopre di essere ammalati?
Ne abbiamo parlato con il dottor Carlo Alfaro, dirigente medico Ospedali Riuniti Stabiesi Asl Napoli 3 sud.
Il dottore Alfaro spiega, ai microfoni della nostra testata giornalistica, che, al soggetto riscontrato positivo al tampone per SARS-COV-2 viene prescritta, a seconda della gravità del caso, la quarantena domiciliare con sorveglianza attiva o ricovero ospedaliero.
Per quanto tempo deve restare isolato il paziente?
I casi confermati di SARS-CoV-2 devono rimanere in isolamento fino alla guarigione, che dovrebbe essere supportata da assenza di sintomi e tampone naso-faringeo negativo su due campioni ripetuti a distanza di 24 ore.
In cosa consiste in pratica l’isolamento domiciliare?
L’isolamento domiciliare di casi di Covid-19 e di loro contatti è una misura di salute pubblica molto importante per evitare l’insorgenza di ulteriori casi secondari e per non sovraccaricare il sistema ospedaliero. Vengono sottoposti a isolamento, oltre agli ammalati che non necessitano di ricovero, i loro contatti stretti asintomatici (a cui non è necessario effettuare il tampone), che restano in isolamento fino a 14 giorni dall’ultimo contatto, o sintomatici, a cui va eseguito il test; in caso di risultato positivo, l’isolamento va fatto fino a scomparsa dei sintomi e negativizzazione del tampone per due volte; se negativo, fino a 14 giorni dall’ultimo contatto con il caso. Inoltre, sono sottoposti a isolamento i pazienti che vengono dimessi dall’ospedale clinicamente guariti, ma ancora Covid-19 positivi. Il soggetto sottoposto a isolamento domiciliare deve restare in una stanza dedicata e dotata di buona ventilazione, possibilmente servita da bagno singolo, mangiare e dormire da solo, limitare i movimenti in altri spazi della casa dove vi siano altre persone, rispettando la massima igiene. Se disponibile solo un bagno comune con altri, dopo l’uso pulire con prodotti a base di cloro attivo (candeggina) alla concentrazione di 0,5 % oppure con alcol 70%. In presenza di altre persone, mantenere una distanza di almeno un metro o usare la mascherina ed evitare assolutamente ogni contatto diretto (tipo strette di mano, baci e abbracci) o indiretto attraverso oggetti condivisi come asciugamani, fazzoletti, lenzuola, piatti, bicchieri, posate, ecc. E’ importante rilevare la temperatura corporea due volte al giorno e segnalare al proprio medico l’insorgenza di nuovi sintomi o cambiamenti dei sintomi preesistenti. Durante il periodo di isolamento domiciliare, viene effettuata la sorveglianza attiva: l’operatore del Servizio di Igiene o Sanità Pubblica contatta quotidianamente il paziente per avere notizie sulle sue condizioni cliniche. In caso di soggetto Covid positivo in isolamento domiciliare, va interrotta la raccolta differenziata e tutti i rifiuti domestici, indipendentemente dalla loro natura, vanno considerati indifferenziati e dunque raccolti e conferiti insieme, senza separarli, e smaltiti dalla propria abitazione quotidianamente.
Chi visita il paziente sospetto o affetto da Covid-19 a casa?
La gestione domiciliare è affidata alle Usca (Unità Speciale di Continuità Assistenziale), su segnalazione e sotto sorveglianza dei Medici di famiglia. Il loro ruolo è importante per la diagnosi eseguendo il tampone e per monitorizzare il paziente a domicilio se dovesse aggravarsi.
E se il paziente sta male e deve andare in ospedale?
E’ opportuno non lo faccia autonomamente. Deve avvisare il proprio medico che dispone iI trasferimento dal suo domicilio in ospedale tramite l’utilizzo di un’ambulanza predisposta al contenimento biologico che sarà decontaminata immediatamente dopo il trasporto.
I Covid-Hospital?
Il ricovero del paziente accertato viene effettuato in strutture sanitarie ad alta specializzazione e con massima sicurezza dal rischio di infezioni correlate all’assistenza, appunto i Covid-Hospital.
A quali controlli deve essere sottoposto un paziente affetto da Covid-19?
Per la valutazione del danno polmonare, si ricorre alle metodiche di imaging, ecografia (US), radiologia (RX) e tomografia computerizzata (TC). Nessuna di queste dà però segni specifici di polmonite da Covid-19, ma dimostrano i reperti tipici delle polmoniti interstiziali. La RX del torace è utile per la valutazione iniziale e il monitoraggio. L’ecografia polmonare ha il vantaggio di poter essere effettuata agevolmente al letto del paziente, sia nella valutazione iniziale che nel follow-up. La TC torace rappresenta l’esame più significativo per sensibilità e specificità nella valutazione dell’interessamento polmonare da Covid-19. Per valutare la funzione polmonare, è utile la saturimetria, soprattutto misurando la saturazione di ossigeno sotto sforzo, con il Test del cammino (walking test) per 6 min, eseguito a cadenza giornaliera. Gli esami ematici servono a valutare funzionalità d’organo, livello di infiammazione, coagulazione del sangue, interessamento cardiaco, stato nutrizionale, comorbidità.
E come si fa a decidere che il paziente può essere dimesso dall’ospedale?
Il Comitato Tecnico-Scientifico definisce “clinicamente guarito” da COVID-19 un paziente che dopo aver presentato manifestazioni cliniche diventa asintomatico per risoluzione della sintomatologia clinica presentata (ritorno alla normale temperatura corporea per più di 3 giorni e miglioramento notevole della sintomatologia respiratoria e dei segni radiologici), anche se può risultare ancora positivo al tampone per la ricerca di SARS-CoV-2. Per essere considerato a tutti gli effetti “guarito”, oltre a risolvere i sintomi deve risultare anche negativo in due test consecutivi, effettuati a distanza di 24 ore. Il paziente clinicamente guarito può essere dimesso dall’ospedale ma deve restare in isolamento domiciliare fino a guarigione effettiva, cioè con 2 tamponi negativi. Se il tampone è ancora positivo deve fare altri 7 giorni di isolamento e poi eseguire di nuovo il tampone.
Ci sono casi in cui il tampone resta positivo per molto tempo nonostante la guarigione clinica?
Sì, il tampone può in alcuni casi rimanere a lungo positivo, anche oltre un mese, ma in realtà sembrerebbe che ciò dipenda dalla presenza di residui di acidi nucleici virali non vitali, senza più capacità di replicarsi e dunque infettare e contagiare, per questo l’Oms ha proposto nuove linee guida in cui non serve il doppio tampone negativo per certificare la guarigione dalla malattia, ma per uscire dall’isolamento bastano 3 giorni senza sintomi.