Aids, in Ue 113mila diagnosi di Hiv
1 Dicembre 2024Nel 2023 “sono state segnalate quasi 113.000 diagnosi di HIV nei 47 dei 53 paesi della regione Europea dell’Oms, un leggero aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente”. Lo evidenzia il report dell’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control) con l’aggiornamento dei dati in vista della Giornata mondiale contro l’Hiv e l’Aids che si celebra il 1 dicembre. Secondo il report, “21 dei 47 paesi segnalanti hanno registrato un aumento delle diagnosi di Hiv nel 2023 rispetto al 2022 e diversi paesi hanno segnalato il numero più alto di diagnosi di Hiv in un solo anno negli ultimi dieci anni”. Questo aumento può essere in parte spiegato dai maggiori sforzi dei paesi “in materia di test, dalle nuove politiche sui test e da una ripresa dei test Hiv e del rilevamento dei casi dopo la pandemia di Covid”, evidenziano l’Ecdc.
Nella regione europea dell’Oms, “più della metà (52% per l’intera regione europea dell’Oms, 53% per Ue/See) delle diagnosi di Hiv vengono effettuate tardivamente, con conseguente maggiore morbilità sanitaria e aumento del rischio di Aids – rimarca l’Ecdc – I dati dimostrano la necessità della prevenzione, dei test precoci, della diagnosi e dell’accesso alle cure per migliorare i risultati sanitari delle persone e ridurre la trasmissione, nonché l’urgente necessità di ridurre lo stigma attorno all’Hiv”.
Dall’inizio dell’epidemia nei primi anni ’80, a oltre 2,6 milioni di persone è stato diagnosticato l’Hiv nella regione europea dell’OMS, di cui oltre 650.000 nell’Unione europea e nello Spazio economico europeo (Ue/See). “Nonostante i significativi progressi compiuti da allora, quasi 1 persona su 3 che vive con l’HIV nella regione europea dell’Oms non conosce ancora il proprio stato di sieropositività”, sottolinea l’Ecdc. Per Hans Kluge, direttore regionale dell’Oms Europa, “i maggiori ostacoli rimasti nella lotta contro l’Hiv/Aids nella nostra regione riguardano lo stigma, la discriminazione e persino la criminalizzazione dell’Hiv. Dobbiamo creare spazi sicuri affinché le persone possano accedere ai servizi sanitari, normalizzare i test e garantire che le politiche siano compassionevoli e non punitive – conclude – Dobbiamo anche aumentare i finanziamenti per la prevenzione, fermando le nuove infezioni da Hiv che ciò accada in primo luogo e interrompa la trasmissione”.