Al “Caffè Letterario di Scampia” per “prendersi cura”
1 Marzo 2024Il “Caffè Letterario di Scampia” di sabato scorso, 24 febbraio 2024, è stato particolarmente armonico. Tutte le componenti – l’OPEN POINT del Distretto Sanitario n. 28-ASL Napoli 1-Centro, l’Istituto di Istruzione Superiore “Melissa Bassi”, il nostro stesso “Caffè” – e tutte le persone presenti sono state coinvolte profondamente dalla lettura di “Reparto numero 6” di Anton Cechov e dalle sensibilissime interpretazioni di raffinati brani musicali ad opera dei giovani studenti del “Melissa Bassi”, guidati sapientemente dai loro insegnanti. Di questa armonia sono state parte: l’intervento del Direttore Responsabile del Distretto Sanitario n. 28, dott. Beniamino Picciano, che ha sottolineato il rilievo delle relazioni territoriali per migliorare l’offerta dei servizi sanitari; l’intervento del dott. Ugo Vitale, che – oltre a commentare il testo letto – si è intrattenuto ad illustrare la nuova forma organizzativa della Medicina Generale (cd. Aggregazione Funzionale Territoriale, A.F.T.), con l’obiettivo di offrire sul piano territoriale una efficiente alternativa alla dispersione assistenziale e al ricorso a cure inappropriate in ambito ospedaliero; l’intervento del prof. Emanuele Cerullo, che è riuscito, in pochi minuti, ad offrire un preciso profilo di Anton Cechov, raccontandone anche di un soggiorno a Napoli, senza rinunciare a rintracciare interessanti analogie tra l’epoca cecoviana e l’attuale; i diversi interventi qualificati e approfonditi provenienti dal numeroso pubblico. Una serata “magica”, così l’ha qualificata la Psicologa, dott.ssa Elena De Rosa, dirigente dell’Open Point, che di tutta la serata è stata la intelligente e sensibile regista. L’attività che sta svolgendo questa professionista, che ha speciali doti di ascolto delle parole e dei bisogni, è strategica per la realizzazione del progetto della tanto attesa nuova sanità, che ha trovato slancio grazie ai fondi del PNRR. Lei, infatti, comincia a costruire sin da ora il clima culturale e le necessarie relazioni tra i tanti soggetti del sistema sanitario che dovranno realizzare le cosiddette “reti di prossimità” (case di comunità e ospedali di comunità), per un’assistenza socio sanitaria che non si fa “cercare” e, talvolta,“inseguire”, ma è vicina alle persone, sullo stesso territorio.
Se si dovesse trovare uno slogan per una serata del genere, nata dall’intuizione di far incontrare medici e cittadini in un contesto diverso, oltre gli abituali ruoli, direi che la serata si è svolta all’insegna del prendersi cura, trovando alleata la letteratura. Non è un caso che tra la cura clinica e quella esistenziale, tra la cura del corpo tramite l’arte medica e la cura dell’anima, attraverso la parola, esiste uno strettissimo legame. La “cura” è la materia stessa di cui siamo fatti, una caratteristica essenziale che ci definisce come essere umani. Una famosa favola di Igino, detto l’Astronomo (I-II sec. D.C.), racconta di una disputa tra divinità (Giove, Terra e Cura) circa il destino dell’uomo. La favola si conclude così: “Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte dell’uomo, ne riceverai lo spirito; tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma, poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo essere, finché esso vive lo possieda la Cura.”
Prendersi cura gli uni degli altri, come abbiamo fatto con le parole sabato scorso, è proprio ciò che dobbiamo imparare a fare sempre di più e meglio.