Alessandro Di Raimondo: “Nello sport se non hai voglia di soffrire e sacrificarti lascia perdere”
11 Giugno 2022Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un calciatore di lungo corso: Alessandro Di Raimondo.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Purtroppo negli ultimi due anni, abbiamo dovuto fare i conti con la pandemia che ha colpito tutto il mondo in maniera forte, senza escludere nessuno. All’inizio nessuno poteva immaginare che il Covid potesse provocare così tanti danni. Credo che a livello di istituzioni, la pandemia sia stata gestita nel miglior modo possibile. Certo, i disagi sono stati enormi. Basti pensare che per un anno intero i campionati non si sono giocati, almeno quelli a livello dilettantistico, lasciando nel limbo tante società che pure, prima della pandemia, avevano investito molto nell’intento di vincere. Personalmente ho rispettato tutte le prescrizioni che arrivavano dall’alto, dove credo abbiano fatto fatica a metabolizzare quanto stava accadendo, perché il Covid è avanzato con un ritmo impressionante di contagi che hanno messo in ginocchio il mondo, ma ridotto anche le risorse mentali delle persone che hanno cominciato ad accusare la paura. L’abbiamo vinta rispettando le regole, ferree quanto si vuole, ma necessarie. Ma adesso non bisogna abbassare la guardia, perché il “nemico” è sempre in agguato dietro l’angolo, e non dobbiamo permettergli di fare male di nuovo.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Sono di origini siciliane e da piccolo sono cresciuto nell’immagine di mio zio Massimiliano che mi ha aiutato a crescere. Lui è stato un giocatore di rugby a livello nazionale. A quei tempi era difficile sbagliare, prendere strade sbagliate. Lo sport, in questo caso il rugby, è stato fondamentale per mio zio che si è allontanato da false prospettive ideologiche. E i suoi insegnamenti mi sono serviti e mi servono tutt’ora. Mi è sempre piaciuto fare qualcosa nel mondo del calcio e ci sono riuscito, anche se sono solo all’inizio, grazie al tecnico con il quale collaboro, Daniele Fracassa, che mi ha per primo dato la possibilità di mettermi in gioco e di crescere attraverso il mio percorso.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Credo che nella vita come nello sport, non ci sia niente di impossibile, bisogna sempre avere la forza di provarci, magari di perdere, ma provarci per non avere rimpianti. Credere sempre in quello che fai, sudare, lavorare per raggiungere un obiettivo. Nella mia vita sportiva, mi occupo di preparazione della partita, il pre e post gara, lavoro molto con i ragazzi sia a livello fisico che mentale. E confesso che ogni giorno, con loro, è un momento di crescita.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Lo sport professionistico, non credo abbia bisogno di consigli. Chi lo fa a certi livelli, oggi è attorniato da preparatori personali, manager, ufficio stampa. Nei dilettanti, è una storia diversa. Fare sport è bello, ti permette di socializzare, ma sarebbe da sciocchi pensare che quello è il tuo lavoro primario. Tra i dilettanti non c’è guadagno, ma passione. Chi insegue questi ideali, ha voglia di fare, si metta pure in gioco. E’ una sfida contro se stessi, ti insegna a non mollare mai, a credere nel tuo lavoro. Se non hai voglia di soffrire, di sudare, meglio lasciar perdere. Tanti lo hanno fatto, soprattutto in questo periodo così difficile, perché
evidentemente non credevano nelle loro possibilità di espressione. Lo sport ti regala ogni giorno una sfida, deve avere la capacità di perseguire gli obiettivi. Nello sport come nella vita di tutti i giorni. Ai ragazzi, dico solo di non aver paura dei loro limiti. Azzerare le paure, lavorare sodo, impegnarsi perché il lavoro alla fine ti presenta il conto e ti regala emozioni e soddisfazioni. A certi livelli, dove non arrivano i soldi, sono fattori che possono fare la differenza.