Alessandro Padova: “Il Basket mi ha salvato, prima come giocatore e poi come coach”
23 Gennaio 2022Il basket si sta evolvendo nelle sue strutture come nel suo modo di giocare e gli allenatori sono costretti a continui adeguamenti. Lo sport muove le masse più della politica e della religione e i coach sono come i sacerdoti di questa religione.
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giocatore e maestro di questo sport: Alessandro Padova.
Come giocatore ha militato per tanti anni in Serie C e in Serie D, giocando con la selezione del Cus Milano nei campionati e tornei universitari. Da allenatore invece ha fatto un percorso di istruttore regionale e poi di istruttore nazionale Minibasket , allenando ragazzi e bambini di tutte le età.
Quest’anno è istruttore e responsabile comunicazione presso l’Azzanese basket Stezzano, responsabile tecnico minibasket USVS Bergamo e istruttore presso la Virtus Gorle.
Come ha vissuto e come vive la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?
La paura è inevitabilmente un sentimento che è entrato a spada tratta nelle nostre vite negli ultimi due anni, e non posso negare dell’averlo vissuto anch’io soprattutto nella “prima ondata” che ha colpito in modo virulento e terribile la provincia di Bergamo. Con il tempo questo sentimento si è trasformato soprattutto in insofferenza e impotenza, in particolare quando ci siamo fermati con le attività sportive e ci si è allontanati dalla palestra: con i vari gruppi che alleniamo abbiamo trovato modalità di allenamento online , non tanto per un discorso fisico quanto per non perdere il contatto con compagni di squadra, amici e la propria passione sportiva.
Le misure restrittive stanno nuovamente condizionando e stanno allontanando i ragazzi/e dallo sport…sarà una nuova “battaglia” per non perderli….ma allo stesso tempo questo momento dev’essere un’occasione per prepararsi al domani e trovare modalità per avvicinare ancora più giovani allo sport!
Quanti danni hanno causato allo sport le chiusure indiscriminate della prima ora e la confusa se non cattiva gestione politica?
Il danno c’è stato ed è tutt’ora notevole, e l’ho percepito realmente e completamente, nel mio ruolo di istruttore minibasket, tornando in palestra in questi mesi : ho trovato nella fascia d’età dei più piccoli inevitabili difficoltà coordinative e anche cognitive, per altro in fasce sensibili al miglioramento di questi aspetti e fondamentali per la crescita di un atleta. I ragazzi/e non hanno ovviamente colpa, anzi ho percepito tantissimo entusiasmo e voglia di stare in palestra però inevitabilmente il danno c’è stato, e questi due anni non si recuperano più. A livello politico non ho tali competenze per definire l’operato in una situazione comunque di suo gravemente straordinaria. A farne le spese però rimangono i giovani : durante la pandemia ho avuto modo di leggere e apprezzare “Lo Sport di Domani” di Flavio Tranquillo, che ha dato un quadro completo della situazione in Italia a livello politico sportivo, evidenziando quanto sia difficile nel territorio italiano, cosi diversificato, e frammentato, e a volte radicato a provincialismi e mire economiche individuali, riuscire ad avere una politica condivisa. Tranquillo porta interessanti spunti sul come condividere idee e risorse e dicendo che servirebbe “una scossa”.
Ecco spero che in qualche modo questi due anni possano essere una scossa al movimento e far aprire gli occhi.
Quanto valore lei attribuisce al binomio sport-salute, ovvero quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento e mantenimento del benessere psicofisico?
L’attività sportiva è e deve essere tra i pilastri di ogni società e nazione.
Solo andando a questi due anni proprio questa pandemia ( e lo dimostrano dati scientifici) ha colpito per lo più persone con difficoltà fisiche quali sovrappeso ed obesità, questo non può far riflettere, considerando che l’Italia è proprio tra le nazioni dove si pratica meno attività sportiva d’Europa.
Il detto “Mens sana in corpore sano” è stato fatto proprio dai paesi nordici dove si pratica sport ad altissime percentuali, e le risorse economiche sono state destinate a strutture, attività sportive, risorse umane. Fare sport fa bene, non solo a livello fisico, e anche qui il riscontro migliore ho la fortuna di percepirlo quotidianamente in palestra: lo sport di squadra ,ad esempio aiuta a sviluppare la socialità, e permette a tanti ragazzi di sviluppare le relazioni l’empatia, la (sana) competizione oltre che aiutarli a vivere e percepire serenamente il proprio corpo. Più che il binomio sport e salute, sarebbe fondamentale che ci sia una costante e continua interazione tra scuola-sport-famiglia che abbia come fine ultimo appunto la salute psicofisica di ciascun giovane, ma ad oggi sappiamo che , per lo più , non è cosi.
Cosa le ha dato la pratica sportiva in termine di crescita personale, sociale e professionale?
Come dico sempre, lo sport mi ha salvato la vita, e non è una frase detta tanto per. Me l’ha salvata prima da giocatore nella mia “carriera” minors, dandomi anno dopo anno maggiore sicurezza , aiutandomi a volte a superare alcune mie paure , e spesso aiutandomi anche a mettere da parte qualsiasi problematiche fuori dal campo o a volte dandomi forza per affrontarle. E nonostante questo sono stato e rimango un giocatore “scarso” , ma questo non mi impedisce di riconoscere di aver dato tanto a questo sport….e aver ricevuto tutto.
E poi lo sport mi ha salvato e mi salva la vita tutt’ora da istruttore , permettendomi di condividere con tanti, tantissimi ragazzi, momenti di gioia, tristezza, divertimento, e comunque sempre di crescita. Non mi ritengo un istruttore capace, ma ho avuto la fortuna di allenare centinaia e centinaia di ragazzi in questi anni: spero di aver lasciato , nel mio piccolo , qualcosa in loro, perché ciascuno di loro mi ha dato qualcosa e mi hanno fatto crescere, e per tutto questo ne sono grato.