Alex Pelliconi, coltivate i vostri sogni con passione e determinazione
18 Maggio 2022La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Per quella che è stata la mia esperienza ho cercato di vivere questo lungo periodo nel modo più leggero possibile, cercando di non far prevalere la paura e continuando a fare il più possibile una vita “normale”.
Il tutto ovviamente nel rispetto delle norme imposte e cercando di limitare il più possibile la diffusione del virus.
In merito allo sport ho cercato di continuare a praticare attività fisica anche nei momenti di chiusura totale, così da non perdere la condizione fisica.
Sicuramente non è stato facile ma con un po’ di organizzazione sono riuscito a fare buoni allenamenti anche in casa senza molta attrezzatura a disposizione.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Nel mondo del calcio, come nella maggior parte delle discipline, a soffrire maggiormente per le continue restrizioni sono state le categorie minori.
Molte squadre dilettantistiche (ma non solo) sono state costrette a fare sacrifici enormi o a ritirarsi dai campionati a causa delle pesanti sofferenze finanziarie.
Questo è poi ricaduto sui giocatori, che hanno visto gli stipendi tagliati principalmente a causa dello stop forzato.
Lo stato e la federazione a mio avviso, pur avendo finanziato e sostenuto questo settore, non hanno fatto interventi sufficienti causando problemi che ancora ora si ripercuotono sulle squadre.
Chi è stato, in famiglia o fra gli amici, a spingerla verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua “folgorazione”, magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Provengo da una famiglia di sportivi e sono stati i miei genitori a trasmettermi questa forte passione.
Penso di aver praticato e provato qualsiasi tipo di sport, dal nuoto al tennis, dal motocross al golf… per poi scegliere il calcio.
Sono molto contento di questo in quanto ho avuto la possibilità di toccare con mano molte attività, per poi scegliere in piena libertà e senza alcuna pressione di praticare quella che più mi appassionava.
Non sempre purtroppo accade questo tra i ragazzi e penso sia sbagliatissimo.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Credo che la forza di volontà sia fondamentale qualsiasi cosa si pratichi, nello sport come nella vita quotidiana.
Per quanto il calcio si pratichi con i piedi, ritengo che la testa ricopra un ruolo fondamentale.
La storia ci insegna che ci sono stati grandi potenziali campioni che “non sono mai arrivati” (come si dice dalle mie parti) e altri, magari meno forti tecnicamente, che però con costanza e impegno hanno raggiunto grandi risultati sportivi.
La chiave fondamentale sta negli obiettivi che ciascuno si pone e nell’importanza che dà a questi, senza dimenticare che anche gli stimoli esterni sono cruciali nel determinare questa forza di volontà.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Il mio consiglio ai più giovani che si avvicinano a questo sport è quello di coltivare il proprio sogno con passione e determinazione, indipendentemente dalla categoria.
Il calcio insegna tanto, ti forma sotto molti aspetti e questo si ripercuote sulla vita quotidiana.
Per quanto non me ne rendessi conto fino a qualche anno fa, ora posso dire di star iniziando a raccogliere i frutti di quanto fatto e se tornassi indietro sicuramente rifarei lo stesso percorso.
Per questo credo sia una grande scuola per i giovani ragazzi.