Alfonso Sorrentino: “Ringrazio mio padre per avermi trasmesso la passione per il calcio”
9 Giugno 2022“Solo i portieri sanno cosa significa davvero il profumo dell’erba. Gli altri calciatori non ne hanno idea. Perché loro sull’erba corrono, al massimo ogni tanto scivolano oppure, oggi, si rotolano un po’.
Ma il portiere no. Il portiere ci lavora con l’erba. E praticamente ogni suo gesto, ogni suo intervento finisce sempre allo stesso modo, con il naso dentro l’erba”. (Dino Zoff)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un calciatore di lungo corso: Alfonso Sorrentino.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
La fase pandemica più acuta ormai sembra passata alle spalle ma nonostante ciò la nostra vita sicuramente ha avuto un cambiamento e soprattutto un adattamento verso questa situazione che tutt’oggi in modo preventivo rimane nella nostra quotidianità con comportamenti mai pensabili prima di questo evento e che ci porta a non abbassare mai la guardia. Sicuramente il mondo dello sport, è stato tra i settori più colpiti in quanto la maggior parte delle attività vengono effettuate in gruppi squadre o quanto meno con il proprio allenatore di riferimento in luoghi dove il contatto in entrambi casi è inevitabile. Ho vissuto come tanti sportivi sicuramente un periodo di seria difficoltà e amarezza dovuto alle restrizioni, non avere la possibilità di fare delle proprie giornate, del proprio tempo ciò che si vuole e dedicare tempo allo sport e alle proprie passioni penso sia stata una ripercussione per tutti noi, soprattutto per i bambini, una fascia di età molto particolare dove lo sport è alla base di molti insegnamenti e direttive verso il loro percorso di crescita.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
I danni e i tentennamenti sono stati tanti come in quasi tutti i settori, danni che ancora oggi paghiamo e pagheremo nei prossimi anni. Nella mia specialità, ovvero il mondo del calcio, soprattutto nel mondo dilettantistico le difficoltà sono state tante ma soprattutto la molta confusione e paura ha portato una gestione della situazione non sempre chiara e serena. Le società si sono ritrovate ad attuare protocolli non sempre gestibili e in molti casi affrontare positività di gruppi squadra o più persone del gruppo che hanno portato rinvii di allenamenti, gare ufficiali per diverso tempo avendo una periodizzazione molto confusa e accavallata delle proprie attività.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Sicuramente la passione verso lo sport e al mondo del calcio in particolare, ha inizio da mio padre, ex arbitro di calcio, attualmente osservatore che ha trasmesso in me e mio fratello questa grande passione che a prescindere dal ruolo diverso ci ha portato a innamorarci di questo grande mondo. Poi negli anni i riferimenti e modelli sportivi sono stati tanti da seguire, esempi che possono solo dare motivazioni importanti per intraprendere nel miglior modo il proprio percorso.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La forza di volontà ha una funzione primaria nel raggiungere i propri obiettivi. Le doti personali da sole non hanno alcuna valenza se non abbinate al sacrifico e alla forza di migliorarsi sempre, i cosiddetti “occhi della tigre”, frase celebre di Rocky Balboa, che non rappresenta solo una frase ma deve rispecchiare uno stato di essere, nel mio percorso calcistico mi ha aiutato molto e mi aiuta tutt’ora a non mollare mai nei miei obbiettivi ed essere determinato.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Da un paio di anni ho la fortuna oltre a svolgere il mio ruolo di portiere in prima persona, anche di accompagnare i bambini verso questo ruolo attraverso la figura di allenatore nelle scuole calcio, una grande responsabilità ma allo stesso tempo un privilegio. Ciò che dico a loro e cerco di trasmettergli ogni giorno, lo consiglierei a tutti i ragazzi che come me da bambino hanno deciso di intraprendere questo percorso e svolgere questo ruolo ma soprattutto di avere sempre questa mentalità nella propria vita, una mentalità da numero uno. Ovvero quella di non mollare mai e di sognare, perché solo un grande sogno può portare con se una grande determinazione e una grande passione che in molti casi porta a superare tutti gli ostacoli e raggiungere l’obiettivo. Formando prima gli uomini del futuro e poi i campioni del domani. Aver fatto tutto ciò a prescindere dal risultato finale potrà essere solo una grande vittoria.