Allarme pesticidi: chi avvelena cosa…
28 Aprile 2019Da sempre nel mirino degli ambientalisti i prodotti fitoterapici, impiegati largamente in agricoltura, vengono indicati fra le possibili concause nell’insorgenza delle malattie neoplastiche.
La denuncia questa volta, senza nulla togliere, non viene da un’associazione “green” ma direttamente dall’Organizzazione mondiale della sanità che – in collaborazione con l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) – inserisce ben cinque nuovi prodotti come possibili fattori scatenanti dei tumori.
Si tratta dell’oramai celebre Glisofato che è tra i diserbanti più utilizzati al mondo, segnatamente nelle coltivazioni intensive di grano, per poi finire nella farina e, di conseguenza, in tutti i prodotti che ne derivano: pane, pasta, dolci…Secondo recenti studi questo erbicida, nonostante la sua minore tossicità, potrebbe essere in grado di interferire con la sequenza del Dna e viene indicato come possibile fattore scatenante dei tumori del sistema linfatico. Seguono Paration e Tetrachlotvinphos entrambi già messi “al bando” o impiegati con forti restrizioni in alcuni paesi.
A questi primi tre si aggiungono il Malathion (il nome è già di per se tutto un programma) ed il Diazinon. Sul primo sembrano convergere forti indizi di un collegamento alla genesi del tumore della prostata, sul secondo si appuntano i sospetti per lo sviluppo del cancro al polmone e di alcune forme di linfomi. Questi ultimi due, inoltre, comportano un maggior rischio per la salute, perché oltre che in agricoltura la loro presenza è registrata anche in diversi prodotti utilizzati per la disinfestazione degli ambienti domestici.
Per completezza dell’informazione va sottolineato che le ricerche condotte dall’Iarc sono state riportate e descritte nello studio “Carcinogenicity of tetrachlorvinphos, parathion, malathion, diazinon, and glyphosate“, pubblicato su The Lancet Oncology.
Fin qui il dato di cronaca, ma la sorpresa arriva quando si scopre tale classificazione, che induce certo più di una preoccupazione, non è assolutamente vincolante per i Governi nazionali che possono, quindi, adottare o meno una legislazione più stringente in materia. Per la serie, quando ci sono interessi economici così importanti anche la tutela della salute pubblica diventa un optional?
Sulla linea di “prudenza” degli organismi internazionali anche la nota dell’Istituto superiore di sanità che, nella premessa, allarga la portata dei possibili “incontri ravvicinati” con i pesticidi, evidenziando che il possibile contatto con tali prodotti “non si esaurisce solo con i residui che possono essere presenti nella dieta (cibi e acqua) e nell’ambiente, ma comprende anche i prodotti depositati su mobili, tappezzeria e suppellettili che, in ambiente interno, possono persistere più a lungo rispetto all’esterno. Per questo è necessario seguire sempre attentamente le modalità e le precauzioni d’uso indicate sull’etichetta”.
E poi, in tre passaggi “illuminanti” le salomoniche conclusioni: “I residui presenti in frutta e verdura, essendo quantità molto ridotte, non danno rischi di intossicazione immediata dopo il consumo di un singolo alimento, ma l’ingestione prolungata nel tempo potrebbe avere degli effetti sulla salute. Questa eventualità è prevenuta dalla legge in vigore in materia di sicurezza dei pesticidi che obbliga a studiare quanto residuo resti sulle colture e a verificare che non ci siano rischi per la salute dei consumatori prima che ne venga autorizzata la vendita”.
Quindi: “Il termine pesticida e le sue diverse categorie (insetticida, acaricida, fungicida etc.) sono caratterizzati dal suffisso cida che significa “capace di uccidere” gli organismi che sono il loro bersaglio (insetti, acari, funghi, etc.). Per farlo devono essere in grado di interferire con strutture o funzioni degli organismi nocivi (funghi, insetti, muffe etc.) che, però, sono spesso presenti anche in altre specie, incluso l’uomo. Questo fa sì che la maggior parte delle sostanze utilizzate come pesticidi possa avere effetti tossici anche su organismi che non sono il loro diretto bersaglio”.
Infine: “Vista la grande varietà di classi chimiche e di microorganismi utilizzati, non è possibile generalizzare parlando dei possibili effetti sulla salute dovuti ai pesticidi, perché sono diversi a seconda del tipo di prodotto utilizzato. Nell’uomo, l’esposizione a livelli tossici di alcuni insetticidi può causare effetti al sistema nervoso centrale, l’impiego di altri determinare effetti sul fegato, altri ancora sulla fertilità. I pesticidi ideali sono quelli cosiddetti selettivi (tossici solo per gli organismi bersaglio e non per altre specie) vale a dire che, svolta la loro azione, non rimangono a lungo nell’ambiente limitando così i danni relativi all’inquinamento di acqua, aria e suolo e il conseguente loro accumulo negli organismi, incluso l’uomo”.
E così scopriamo che ci sono pesticidi “ideali” che “limitano i danni” per cui non è “possibile generalizzare” ma su tutto, magari abbiamo frainteso, che sono caratterizzati dal “suffisso cida che significa capaci di uccidere”.