Alvise Minincleri: “Nulla arriva per caso, bisogna guadagnarselo giorno dopo giorno”
30 Dicembre 2022Quando perdi e sei sicuro di averci messo il cuore, hai già vinto…lo dice uno a cui perdere non piace affatto. (Kobe Bryant)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giovane e talentuoso cestista: Alvise Minincleri.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Quando è uscita la prima notizia riguardante le restrizioni dovute alla diffusione del virus, e la conseguente sospensione a tempo indeterminato delle attività sportive è stato un colpo duro, durissimo. All’inizio, appena uscita la notizia, pensavo che lo stop fosse momentaneo, una questione di giorni. Quando, invece, col passare del tempo ho realizzato che si sarebbe trattato di mesi, facevo fatica a dormire la notte pensando al fatto di non poter giocare a pallacanestro per molto tempo. Però, allo stesso tempo, non volevo perdere tempo e mi sono rimboccato le maniche. Infatti, quotidianamente svolgevo esercizi fisici in camera e con la palla facevo esercizi di palleggio e simulavo esercizi di tiro in garage per ore. In seguito, quando le restrizioni, verso inizio estate lasciano un minimo di più libertà, mi trovavo mattina e pomeriggio nel garage di mio cugino dove c’era un canestro e ci allenavamo insieme. Così come tutta l’estate l’ho passata al campetto per recuperare il tempo “perso”. Finita l’estate finalmente, in parte, siamo riusciti a ripartire con gli allenamenti e verso febbraio anche il campionato. Ora come ora, da qualche mese, sembra tutto tornato alla normalità: allenamenti, partite, poter vivere lo “spogliatoio”, semplicemente poter vivere lo sport come piace a noi atleti.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Per quanto mi riguarda, lo sport a livello dilettantistico è stato danneggiato parecchio, non si sapeva se il giorno dopo ci si sarebbe allenati, abbiamo aspettato mesi per giocare le partite, non ci era permesso di fare allenamenti di squadra, solo individuali. Nel mio caso, però, devo ammettere che sono stato fortunato, perché ho avuto la possibilità di allenarmi per due stagioni di fila con la prima squadra delle Reyer, e quindi, essendo loro professionisti, mi potevo allenare tutti i giorni, anche due volte al giorno. Per me sono stati due anni importantissimi, poter viver il basket come un “professionista”, vicino a tutti i giocatori che da piccolo guardavo in TV.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Tutta la mia famiglia gioca a basket, e quindi possiamo dire che in casa è una tradizione. Nessuno mi ha mai costretto a giocare a basket; i miei genitori mi hanno sempre lasciato piena libertà nel decidere, per loro l’importante era che facessimo sport. Da quando ho iniziato a giocare a 4 anni, non ho più potuto farne a meno.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La forza di volontà, così come il duro lavoro, vanno oltre ogni cosa, oltre anche il talento. Quando si cresce, si capisce che si devono fare molti sacrifici per poter ottenere qualcosa, e la differenza sta tutta li, nel essere pronti a sacrificare qualcosa, a volte anche più di qualcosa, per ottenere ciò che veramente si vuole. Io ho fatto molti sacrifici nel mio percorso, e n’è sempre valsa la pena.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Un consiglio molto utile, che ho imparato a mia volta da giocatori più grandi ed esperti di me, è che bisogna dare il 100% sempre, ad ogni allenamento, dal primo all’ultimo della stagione, e capire che passo dopo passo si arriva agli obiettivi, nulla arriva per caso, bisogna guadagnarselo giorno dopo giorno, col duro lavoro, e che ognuno di noi può farcela, dentro e fuori dal campo.