Alzheimer, la prevenzione è possibile
4 Giugno 2024Più del 40% degli ultra 75enni vive da solo ed è a rischio di solitudine, la probabilità di incorrere nel decadimento cognitivo e nella demenza è molto alta rispetto al passato. Sono, infatti, oltre sei milioni le persone in Italia interessate direttamente o meno dalle demenze. Si stima che siano circa 1,1-1,2 milioni di persone, a cui si devono aggiungere circa quattro milioni di familiari e badanti coinvolti e circa 900mila persone con deficit cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment MCI).
Il tema è stato al centro del 38° Congresso Nazionale della Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) a Roma L’evento è stato l’occasione per fare il punto su come un invecchiamento in salute e gestione geriatrica possono ritardare o controllare meglio i sintomi di Alzheimer e demenze.
Dalla comunità dei geriatri parte anche l’appello alla politica per aggiornare il Piano Nazionale sulle Demenze, fermo al 2014 e senza riferimenti alle RSA, nonostante il 70% delle 350mila persone ricoverate in queste strutture abbia una qualche forma di demenza.
Non esistono cure per l’Alzheimer, ma è possibile una prevenzione che eviti o ritardi la comparsa dei sintomi nel 40% dei casi, hanno sottolineato i geriatri. Le strategie vanno da un corretto stile di vita, base dell’invecchiamento in salute, alla stimolazione cognitiva e alla socializzazione, fino ad una gestione geriatrica che abbia una visione complessiva della persona.
La prevenzione in generale è possibile intervenendo sui fattori di rischio nel corso di tutta la vita e include la possibilità di stimolazione cognitiva, socializzazione, attività fisica e dieta adeguata secondo i principi dell’invecchiamento attivo o healthy aging, e quanto dimostrato dalla ricerca scientifica.
Il Fondo nazionale Alzheimer di 35 milioni di euro permetterà alle regioni di proseguire i progetti iniziati nell’organizzazione della rete dei centri per i disturbi cognitivi e le demenze; l’obiettivo a cui sta lavorando la SIGOT al tavolo tecnico coordinato dal Ministero della Salute è un nuovo Piano Nazionale. Questo ambizioso obiettivo potrà essere raggiunto se inserito nell’agenda politica del Paese”.
Luca Cipriani, Direttore UO Geriatria ASL Roma 1 e Vicepresidente SIGOT spiega “La letteratura scientifica sull’Alzheimer identifica dodici fattori di rischio modificabili: istruzione inadeguata, ipertensione, deficit uditivo, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete, scarso contatto sociale, lesioni cerebrali traumatiche, abuso di alcol, inquinamento atmosferico. Occorre inoltre attribuire un ruolo centrale alla geriatria, affinché possa prendere in carica la persona anziana a maggior rischio di demenza”.
“La prevalenza dell’Alzheimer e delle demenze in generale è in aumento, in quanto si tratta di un tema legato all’invecchiamento, fenomeno che interessa da vicino il nostro Paese” sottolinea Andrea Fabbo, direttore della UO di Geriatria della AUSL di Modena e Vicepresidente SIGOT. “L’approccio alla patologia non risiede solo nella capacità di cura di un farmaco, ma nel ricorso a diverse azioni che possono risolvere specifici aspetti dell’Alzheimer spiega Fabbo– Oggi abbiamo la possibilità di erogare trattamenti di tipo non farmacologico (i cosiddetti ‘interventi psicosociali’), che possono rallentare il decorso della demenza che eroghiamo nella nostra rete di cura. Offriamo poi supporto ai familiari con interventi sia a domicilio che nelle residenze, interventi educativi e terapia occupazionale, di affiancamento, tutoring, sostegno socio-relazionale al caregiver, percorsi di sostegno psicologico individuale o di gruppo e interventi di supporto psico-educativo, iniziative di formazione”.