Ambiente, Acerra: minoranza in consiglio richiama all’impegno i propri parlamentari
6 Aprile 2024Agro acerrano e danni ambinetali. La nostra comunità non può essere condannata a contare i morti per patologie oncologiche conseguenti all’inquinamento, mentre i responsabili del disastro non sono obbligati a risarcire il danno ambientale. Lo Stato sta tradendo il patto sociale con il quale si è obbligato a difendere i propri cittadini”.
E’ quanto scrivono i sette consiglieri comunali di minoranza di Acerra (Napoli), in una lettera inviata ai deputati eletti nel proprio collegio per sollecitarne l’intervento “quale rappresentante di questa comunità martire del disastro ambientale, affinché la giustizia ambientale possa vincere laddove altri interventi statali si sono rivelati inadeguati”. I rappresentanti dell’opposizione consiliare acerrana, Andrea Piatto, Giuseppe Casoria, Domenico Catapane, Fausto La Montagna, Salvatore Maietta, Salvatore Messina e Antonio Nocera, hanno inviato la lettera al deputato Carmela Auriemma(M5S), ed al senatore Raffaele De Rosa (Forza Italia), vincitori dei collegi uninominali, ma anche a diversi senatori e deputati. Nella missiva i consiglieri ricordano la recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha annullato la confisca, per decorrenza dei termini, dei beni patrimoniali dei fratelli Pellini, condannati per disastro ambientale aggravato nel 2017. “Il Ministero dell’Ambiente – hanno ricordato – esercitò puntualmente l’azione di danno pubblico ambientale mediante costituzione di parte civile nel processo penale. Ma dopo la sentenza definitiva, nonostante più volte compulsato, non risulta che abbia posto in essere alcuna azione per rendere effettivo il risarcimento del danno ambientale per i gravi delitti definitivamente accertati”. Gli esponenti della minoranza, quindi, chiedono l’intervento dello Stato, ed in particolare dei parlamentari, invitandoli ad assumere “idonee iniziative anche nei confronti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per chiarire le ragioni per le quali, allo stato, nonostante la datata costituzione di parte civile – hanno concluso – non risulta avviato il giudizio di quantificazione e liquidazione del danno ambientale”. E la storia di questa terra martoriata sicuramente non finisce qui.