“Anaao – Assomed”, medici ospedalieri, quale futuro?
28 Gennaio 2021Oggi poco più della metà dei medici ospedalieri dichiara di voler continuare a lavorare in un nosocomio pubblico nei prossimi due anni, a rivelarlo è un sondaggio “Anaao – Assomed”, sigla sindacale dei dirigenti ospedalieri. È un risultato che deve far riflettere anche perché le motivazioni di questo scoramento diffuso non sono scontate. Lo scoraggiamento, secondo questo sondaggio, è legato ad un sistema sanitario fondato su verifiche di performance legate a doppio filo soprattutto a misure prevalentemente economiche. Gli sprechi sanitari degli anni addietro che sono stati spesso oggetto di cronaca, hanno portato ad adottare misure drastiche, a rimodulare tutto il settore ma la cura, come si suol dire, non deve uccidere il paziente. Ridare motivazione ai medici in corsia però non vuol dire solo adeguati riconoscimenti retributivi, maggiore considerazione dei loro carichi di lavoro, sblocchi dei turn-over di lavoro ma soprattutto focalizzarsi sulla valorizzazione della dignità di chi cura. La richiesta maggiore dei camici bianchi che emerge dal sondaggio, infatti, è quella di un maggiore coinvolgimento nei processi decisionali e organizzativi. Secondo “Anaao – Assomed”, che con il suo 23,38% del totale delle deleghe risulta il sindacato più rappresentativo nel settore sanitario italiano, i medici ospedalieri continuano ad avere una grande passione per il lavoro che fanno, e conservano un senso di orgoglio per la professione, anche se sono pochi quelli che la definiscono ancora “professione di prestigio”, molti sono quelli che ribadiscono però abbia conservato il fascino di un tempo. Il “Covid” ha stressato ulteriormente tutto il comparto, è innegabile, c’è uno zoccolo duro di medici ospedalieri che ama ancora profondamente la propria professione, questo quanto emerge senza se e senza ma dal sondaggio “Anaao – Assomed”, ed è da queste figure motivate che occorre ripartire, registrandone però anche lo sconforto, rispondendo ad esso con un potenziamento, una valorizzazione e una riorganizzazione del settore. Le cose da fare sono molte ma un primo passo cruciale da fare è proprio quello di non ignorare le richieste dei medici in prima linea.