Anselmo Gambini, perseverare porta quasi sempre al raggiungimento dell’obiettivo
25 Aprile 2021
Lo sport è uno dei settori in forte sofferenza durante la pandemia, soprattutto per gli sport di squadra che, ad eccezione delle realtà professionistiche di calcio, basket e pallavolo, sono completamente ferme, come fermi sono tutti gli eventi anche di alto livello. Una situazione che emerge in tutta la sua complessità nello studio Pts Clas pubblicato dal ‘Sole 24 ore’. Intanto la notizia incoraggiante dell’ultimo minuto è che La UEFA ha ricevuto oggi dalla FIGC la conferma da parte del governo italiano che le partite dell’Europeo 2020 in programma allo stadio Olimpico di Roma, si svolgeranno con il pubblico. Le autorità hanno garantito che almeno il 25% della capacità dello stadio verrà riempito. Di conseguenza, la Uefa ritiene che Roma sia pienamente confermata come sede del torneo. I tifosi con i biglietti per le partite di Roma devono tenere presente che non saranno concesse esenzioni per eventuali restrizioni di viaggio che saranno in vigore al momento della partita per le persone che arriveranno fuori dall’Italia. Parliamo di questo con un valido preparatore atletico, Anselmo Gambini. Laureato all’Università di Scienze motorie e sportive di Perugia, è in possesso di licenza “Allenatore giovani calciatori”, nonché allenatore presso la società professionistica A.C. Perugia calcio.
Come ha vissuto Anselmo Gambini la paura della pandemia ed il disagio per le indispensabili misure restrittive?
All’età di 16 anni giocavo a calcio in una società dilettantistica del Trasimeno; il mio sogno era, come tutti i ragazzi che amano questo sport, quello di diventare un calciatore professionista.
Purtroppo la comparsa di un linfoma, che a detta degli specialisti, mi avrebbe precluso definitivamente questo tipo di attività agonistica, mi obbligò temporaneamente a rivedere i miei progetti.
Quello fu un momento traumatico, ma fece scattare in me una motivazione fortissima: quella di vincere la malattia prima possibile cosi da tornare a correre sui campi di calcio.
A due anni da quella diagnosi, l’obiettivo fu raggiunto: tornai a giocare.
Quest’esperienza mi ha aiutato molto nella vita a superare le avversità, a non perdere mai la speranza e a trovare sempre una strada per superare i momenti più difficili.
Non ho potuto raggiungere il mio primo obiettivo, ma grazie anche agli studi e alle varie esperienze vissute all’interno del mondo del calcio, oggi ricopro il ruolo di formatore all’interno del vivaio del A.C. Perugia e ho una mia attività di miglioramento della tecnica individuale/scuola di Padbol (#ImproveYourSoccer).
Grazie al mio percorso di vita, in questo momento di pandemia, ho potuto superare con il giusto ottimismo la paura del Covid e trasmettere questo atteggiamento ai giovani con i quali sono venuto in contatto, proponendo alternative valide, sempre in sicurezza, alle rinunce alle quali sono stati costretti in questo periodo.
Sono stato vicino in modo costruttivo e continuo ai miei allievi del Perugia calcio, mediante challenges di tecnica individuale su video, quiz e altro ancora, coinvolgendo anche calciatori professionisti.
Inoltre ho organizzato, in collaborazione con una palestra locale, degli stages per insegnare il Padbol: gioco ancora poco conosciuto in Italia, via di mezzo tra il calcio e il tennis, la cui pratica è consentita dalle attuali normative.
Quanti danni hanno arrecato allo Sport agonistico ed in particolare al calcio, la pandemia, i lockdown e la confusa gestione politica?
Pur comprendendo le giuste ragioni di chi ha dovuto prendere determinate drastiche decisioni, tenendo presente che la salute deve essere sempre messa al primo posto e tutelata in ogni modo, non posso negare che queste scelte abbiano danneggiato notevolmente il mondo dello sport e del calcio in particolare.
I danni economici sono stati enormi: dallo scarso introito delle sponsorizzazioni e dei biglietti, fino al mancato guadagno del venditore di bibite e panini fuori dallo stadio; in generale tutto l’indotto che ruota intorno a questo mondo è stato fortemente penalizzato.
A questo proposito ho appreso con favore la decisione da parte della UEFA e del Governo italiano, di dare la possibilità ad un numero contingentato di spettatori di assistere alle partite di Euro 2020 e non mi spiego perché le stesse decisioni non siano state prese anche per le altre competizioni a carattere nazionale. Si potrebbe d’ora in avanti cominciare ad aprire al pubblico vaccinato e dei più giovani.
Ma quello che mi preme più sottolineare è il disagio sociale che è stato procurato ai ragazzi, ai quali sono mancati tutti i momenti aggregativi: dalla scuola allo sport.
Ritengo che decisioni più mirate e meno generalizzate, responsabilizzando società e tecnici, avrebbero potuto evitare la chiusura totale di ogni pratica sportiva, anche considerando che ad oggi è noto che le attività all’aperto comportano meno rischi.
“Nello sport si vince senza uccidere, in guerra si uccide senza vincere” S. Peres. Cosa le hanno insegnato l’attività fisica ed il calcio per la vita?
Ogni sport di squadra, in particolare il calcio, insegna a superare l’individualismo, mettendo le proprie eccellenze e caratteristiche al servizio del gruppo. La disciplina e il rispetto delle regole sono fondamentali, ma senza umiliare la creatività della persona: creatività e disciplina non sono in contrasto, ma creatività senza disciplina è il successo di un giorno.
L’impegno e lo spirito di sacrificio alla fine pagano sempre. Perseverare porta quasi sempre al raggiungimento dell’obiettivo.
Lo sport tutto, ma in particolare quello di squadra, insegna i valori dell’impegno, della correttezza, dell’umiltà, della lealtà: gli stessi valori che servono per essere dei buoni cittadini.