Antonello Angiolillo:” Il cervello comanda per quel che ha imparato mentre il corpo risponde per quel che è diventato”
7 Gennaio 2021Immunologi, Virologi, Pneumologi, Anestesisti, Cardiologi e Psichiatri, le figure specialistiche più impegnate nella lotta e nella cura del Covid-19, se non sono propriamente d’accordo su tutti i protocolli messi in atto nei vari presidi ospedalieri, sono sicuramente concordi nel sostenere che il sistema immunitario di ognuno di noi vada adeguatamente rinforzato. Complessi vitaminici, esercizio fisico, alimentazione sana, tanta musica e tante risate. Questi ultimi “ingredienti essenziali per vivere bene” si trovano in dosi massive nel mondo della canzone, della danza… insomma nel mondo dello Spettacolo, fortemente penalizzato dall’isolamento forzato. Ne parliamo con uno showman, che ha allietato i nostri pomeriggi nei gioiosi programmi pomeridiani della R.A.I., condotti dall’indimenticabile Paolo Limiti.
Parliamo di Antonello Angiolillo, teatino, quindi abruzzese. Ha studiato danza classica all’Accademia Nazionale di Roma, danza moderna, canto, recitazione e tip-tap in Italia ed a New York. E’ karateka, boxer, arciere, tiratore, sub e climber, suona il pianoforte e la chitarra. Debutta nel musical sotto la direzione di Saverio Marconi che lo sceglie per interpretare “Paul” nella prima edizione italiana di “A CHORUS LINE”. Nella stagione seguente è ad Amburgo, dove prende parte al musical “CATS”. Torna in Italia per “Sogni senza rete” con Gigi Proietti. Poi il fortunato incontro con il Teatro Sistina dove è diretto da Pietro Garinei in “Ma per fortuna c’è la musica” con Johnny Dorelli ed in “Bobbi sa tutto” con Johnny Dorelli e Loretta Goggi. Per sei anni è nel cast fisso della trasmissione TV di Paolo Limiti, grazie alla quale riscuote un enorme successo anche da parte del grande pubblico televisivo.
Lo si può ascoltare, a seguito di ciò, all’interno della collana musicale De Agostini “Canzone, Amore mio!”, diretta sempre da Paolo Limiti. Torna in Teatro, nel 2000, protagonista di “Francesco: il musical”, lo spettacolo sulla vita del Santo. Per questa interpretazione vince il premio “Massimini”, nel 2001, come miglior giovane attore protagonista di musicals! Nella stagione 2003-2004 è in tournée (come co-protagonista e co-autore insieme con Laura Ruocco, Sabrina Marciano e Fabrizio Paganini: “il quartetto G”) con lo spettacolo “Tutto fa…Broadway”, prodotto dal Sistina. A settembre 2003 interpreta “Bobby”, protagonista di “Company”, un musical di Stephen Sondheim, con la regia di Massimiliano Farau. Nell’estate 2004 è “Leopoldo” in “Al Cavallino Bianco”, al Festival dell’Operetta di Trieste, con Daniela Mazzuccato e la regia di Gino Landi. Nel 2004-2005 è co-protagonista, con Laura Ruocco, del musical “Metropolis”, ispirato al film di Fritz Lang, con Lucia Poli e la regia di Ivan Stefanutti. Nella stagione 2005-2006 è “Joseph” in “Joseph e la strabiliante tunica dei sogni in tecnicolor” al fianco di Rossana Casale e la regia di Claudio Insegno. Nel febbraio del 2006, finalmente la nuova produzione del Quartetto G: un musical sul fumetto con “Lupo Alberto” dal titolo “In bocca al Lupo”. Il 17 giugno 2008 è “l’Angelo” nel Musical “Maria di Nazareth una storia che continua”: prima mondiale nella sala “Nervi” in Vaticano. Nella stagione 2008-2009 e 2009-2010 è “Salvatore” nel musical “Poveri ma Belli” con le musiche di Gianni Togni e la regia di Massimo Ranieri. Ancora 2009-2010 è “Jamie Wellerstein” nel musical “Questi 5 anni”.
A maggio 2010 è “Adamo” nel musical “Mi chiamo Eva”. Nella stagione 2010-2011 veste i panni, e il volto di “Bestia” nel musical “La Bella e la Bestia”. Dal 2011 al 2014 si mette i tacchi e sale sull’autobus rosa di “Priscilla la regina del deserto” dove è il papà “Tick/Mitzi”. Ed è ancora un papà,” Dan”, nel 2015, nel meraviglioso musical “Next to Normal” prodotto dalla STM. Nella stagione 2016-2017 sale sul pulpito del musical “Footloose” per interpretare il “Reverendo Shaw Moore”. Il 2018 lo vede intraprendere il viaggio di Dante ne’ “la Divina Commedia – Opera Musical”. Nel 2019 è Michael nel musical “Murder Ballad”. Oggi continua il suo incredibile viaggio nel ruolo di Dante.
- Come ha vissuto un uomo di spettacolo, impegnato a diffondere gioia di vivere, col canto e col ballo, la paura del contagio ed il confinamento forzato?
Ormai il ballo è quasi un ricordo giovanile che è stato sostituito dalla recitazione. La giusta evoluzione del crescere che mi permette di continuare a diffondere gioia di vivere. Quando si pratica un’attività fisica a livello agonistico/professionale si fa fatica ad accettare il non poter più eseguire una evoluzione come si faceva da giovani. Il cervello comanda per quel che ha imparato mentre il corpo risponde per quel che è diventato. Personalmente accetto molto tranquillamente l’evoluzione del mio corpo, perché, a dispetto di quanto si possa credere, è di questo che si tratta; di una evoluzione. Si spostano solo i nostri punti di forza; dal corpo fisico migrano sempre più verso quello mentale. Le novità, nella vita, sono sempre fonte di crescita. Non è stato un anno facile il 2020. Per quanto riguarda la paura del covid-19 non nascondo di averne ma cerco di essere molto attento e seguo le regole suggeriteci. Sono convinto però che contagiarsi o no dipenda dalla sorte: averla o no a favore fa’ la differenza. Mi spiego. Come ho detto sono molto attento però è capitato di andare a pranzo per lavoro e se ci pensi basterebbe prendere una bottiglia precedentemente presa da una persona che ha il covid ed è fatta. Pensiamo al nostro comportamento al supermercato o nei centri commercial ad esempio. Se questo virus fosse estremamente contagioso sarebbe una strage maggiore di quella che stiamo vivendo. Il confinamento invece non è stato un dramma. A dispetto del mio lavoro sono un lupo solitario che ama stare a casa. A questo si aggiunga il fatto che abito in campagna e per questo ho sempre avuto a disposizione uno sfogo, per fortuna. Quando hai casa in campagna sono pochi
i momenti in cui puoi permetterti di fermarti e dunque sono stato sempre impegnato. In ogni caso non so stare senza far niente per cui me lo vado a cercare il lavoro. Per quelli che sono stati costretti in un appartamento deve essere stata dura anche se diciamoci la verità, come qualcuno ha già detto, ci hanno chiesto di stare comodamente seduti sul divano con a disposizione televisione e internet; non ci hanno chiesto di andare al fronte o a lavorare in miniera.
- Quanto soffre il mondo dello spettacolo, economicamente parlando, a causa del Covid-19?
La sofferenza del nostro settore è stata enorme e lo è ancora. Nel primo periodo era netta la sensazione che non fosse considerato. Sembrava di essere tornati ai tempi dell’inquisizione quando gli attori venivano sepolti in terra sconsacrata. Oggi si è creata una dicotomia, secondo me, molto dannosa tra l’aiuto a noi lavoratori dello spettacolo e le aziende, potenziali datori di lavoro. Voglio essere un po’ cattivo, eravamo arrivati ad un punto in cui chiunque si svegliava al mattino faceva l’attore o il performer. Questo ha creato, nel tempo, una drammatica caduta della qualità artistica italiana. Complici anche le produzioni che per risparmiare offrono cifre ridicole per gli attori e le maestranze. I giovani illuminati dal fuoco dell’arte accettano anche cifre offensive, visto che spesso chi conosce il valore del proprio lavoro, e che tendenzialmente paga le bollette con gli euro e non cantando e ballando agli sportelli, rifiuta tali offerte. Ma se i migliori rifiutano, chi andrà in scena? Ecco che la qualità si abbassa. Questa pandemia avrebbe potuto essere uno spartiacque, avrebbe potuto riportare equilibrio e far desistere, attraverso una selezione naturale del mercato, tutti gli aspiranti attori senza basi ma con tanta voglia di altezza. Dico, avrebbe potuto, perché i ristori a pioggia dati a chi aveva un minimo di 7 giornate lavorative nell’anno 2019 hanno solo permesso a tutti di sopravvivere e ad alcuni di guadagnare più di quanto avrebbero fatto se non ci fosse stato il Covid-19. Dall’altra parte c’è stata una totale disattenzione nei confronti delle produzioni, che sono aziende, e che invece sono fondamentali. Se loro non sopravvivono, noi non riprenderemo a lavorare. Insomma sebbene io sia assolutamente favorevole al sociale credo che questa politica del “poco ma a tutti” abbia creato solo danni.
- Con lo spettro del lockdown quali strategie innovative si valutano per far sopravvivere questo settore, destinato a ricevere solo finanziamenti pubblici che non potranno andare a colmare le perdite subite?
Innanzi tutto ci tengo a precisare che non tutto il settore è destinato a ricevere fondi pubblici ma solo una piccola elite di riconosciuti: una specie di lobbi. Il
teatro italiano è diviso in figli e figliastri. Per quanto riguarda le strategie innovative l’unica di cui sento parlare è questa piattaforma streaming che con tanto entusiasmo ha proposto e pubblicizzato il nostro ministro del turismo e cultura. Ho la sensazione però che Franceschini, pur essendo forse andato qualche volta a teatro, non si sia preso assolutamente la briga di informarsi su come funzioni lo spettacolo dal vivo e del perché, in italiano, si chiami così. Non è ammissibile per un uomo della sua posizione non conoscere fino in fondo il mondo che dovrebbe tutelare e sviluppare, o almeno questa è l’impressione che arriva. Forse non gli piace il settore che rappresenta e aspira a ruoli più importanti?
Sarebbe bello, e forse utopistico, che Franceschini si confrontasse con chi si sporca le mani in questo lavoro e ne conosce problemi, benefici e meccanismi e non solo con chi ha sempre fatto “la prima donna” di questo mestiere ma non sa nulla di produzione, dei problemi reali e delle possibili soluzioni.
Mi piacerebbe chiedere a Franceschini: chi pagherebbe per riallestire lo spettacolo e farne la ripresa televisiva da mandare in streaming? Quanto pensa che potrebbe guadagnare una produzione dalla messa in onda dello spettacolo? Quanto dovrebbe essere la paga di attori, ballerini, cantanti e maestranze considerando che una volta allestito e registrato lo spettacolo saranno di nuovo disoccupati? Avrei tanto altro da dirgli se avesse l’interesse di ascoltare chi conosce davvero il proprio settore. Non lo dico in modo polemico ma assolutamente con spirito costruttivo perché se davvero si vuole risolvere un problema e non si è padroni della materia, cosa assolutamente normale visto che non si può essere onniscienti, quanto meno bisognerebbe avere la lungimiranza di chiedere a chi ne sa più di te. In fondo l’idea finale risulterà sempre la sua. La piattaforma streaming potrebbe andar bene per tamponare questo periodo utilizzando riprese già esistenti di spettacoli già andati in scena ma non si può pubblicizzare e puntare solo su questo dimenticando che c’è un mondo produttivo che rischia di morire. Non si possono dare soldi a fondo perduto ma bisognerebbe finalizzarli ad obiettivi concreti a medio lungo termine. Il teatro ha necessità di una lunga programmazione e di un largo anticipo per ripartire. Sarebbe interessante una progettualità condivisa, anche con le istituzioni, per tutelare ciò che contraddistingue l’Italia nel mondo e cioè l’arte. Questa sarebbe una strategia.