Antonietta Perrone, un orgoglio campano
1 Agosto 2020La ricercatrice ha creato un sistema tecnico gestionale tutto suo, che, per specificità e dettaglio organizzativo, può essere assimilato ad un vero e proprio modello.
“Ad un certo punto mi sono trovata a scegliere: partire per il Nord, dove avevo ricevuto diverse offerte lavorative in aziende sanitarie di grandi dimensioni, o restare a Napoli e provare a farcela qui, nella mia terra. Ho scelto e oggi so di aver vinto la mia sfida”. La storia è quella dell’ingegner Antonietta Perrone, che a soli 34 anni è alla guida del Servizio di Ingegneria Clinica della Federico II.
Antonietta, che dalla sua ha una volontà di ferro e un amore incrollabile per la Campania, ha sfatato ogni luogo comune sull’impossibilità di farcela puntando sul merito. Tanto più per una giovane donna nata al Sud. “Sono partita da zero – racconta dal suo ufficio – nata e cresciuta in una famiglia operaia. La mia è stata la prima laurea in famiglia, anche se mia sorella mi ha seguito a stretto giro. Dopo il liceo scientifico sono partita da Caiazzo (piccolo paese dell’Alto Casertano) con un sogno e con la consapevolezza che non sarebbe stato facile”.
Nel 2006 Antonietta si trasferisce a Napoli e si iscrive alla Facoltà di Ingegneria, Corso di Laurea in Ingegneria Biomedica, della Federico II. Un cambiamento difficile e un lavoro come cameriera nel fine settimana. I soldi non sono tanti, ma bastano per mantenersi agli studi. “Con i risparmi sono riuscita a comprare la mia prima macchina, una Fiat 1, il venerdì dopo le lezioni mi mettevo in viaggio e andavo a servire ai tavoli – ricorda emozionata – la domenica notte tornavo a Napoli pronta per una nuova settimana in aula. Ammetto che non è stato facile, ma per la mia libertà e la mia indipendenza ho lavorato sin da piccola”. Finalmente la gioia della laurea, conseguita con 110 e lode il 17 dicembre 2010, in Ingegneria Biomedica. L’ultima sera da studentessa cameriera Antonietta la vive il 31 dicembre del 2010. Poi, entra da dottoranda di ricerca alla Federico II. Il suo professore le parla infatti dell’opportunità di fare un dottorato di ricerca “sul campo” in una struttura sanitaria campana. Un dottorato difficile, purtroppo senza borsa di studio. “Ho accettato subito – dice Antonietta – ho fatto come nei 5 anni di studio: durante la settimana all’università e nei week end al ristorante”.
Dopo il primo anno ciò che era iniziato come un prolungamento del periodo di studio sfocia in un accordo di programma tra l’AOU Federico II e la Facoltà di Ingegneria della Federico II per la progettazione del primo Servizio di Ingegneria Clinica dell’AOU. “Era il 2011 e il progetto si è concluso nel 2014. Un primo lavoro, i primi soldi ma, soprattutto, la mia chance”.
Antonietta da ricercatrice riesce a smuovere una montagna, mette in piedi e ottiene la validazione del progetto. Dal 2014 al 2016 si susseguono contratti precari, ma anche grandi soddisfazioni. “Gestivo il Servizio di Ingegneria Clinica che io stessa avevo immaginato e costruito, e intanto coordinavo il lavoro di diversi tesisti in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria”. Nel 2016, quando Antonietta ha 30 anni, finalmente arriva la stabilizzazione con un contratto da funzionario tecnico a tempo indeterminato. Poi nel 2018 il passaggio a dirigente ingegnere.
Antonietta è talentuosa e determinata, riceve una proposta dall’ASST Sette Laghi – Polo Universitario dell’Insubria (Azienda Sanitaria di Varese), di quelle che lasciano senza fiato: entrare a far parte della squadra con incarico di dirigente dell’area logistica sanitaria e acquisti. Una scelta tormentata, ma a fine luglio 2019 decide di accettare. Alla Federico II, intanto, si insedia il nuovo management.
“Ho passato un pomeriggio intero a colloquio con il nuovo direttore generale Anna Iervolino. È stata una scelta molto difficile, perché da un lato avevo grandi prospettive di crescita e carriera e dall’altro c’era la mia terra e l’Azienda Ospedaliera Universitaria dove lavorativamente sono nata. Sono stati tra i giorni più difficili della mia vita, alla fine ho cambiato idea e ho scelto di restare a Napoli. Negli ultimi anni – prosegue Antonietta – nella nostra regione le cose sono molto cambiate, ora chi ha tenacia, intraprendenza e determinazione può lavorare per realizzare i propri sogni”.
E di risultati la giovane ingegnera della Federico II ne ha raggiunti molti. Dal 2011, con il suo dottorato di ricerca ha di fatto dato vita al primo Servizio di Ingegneria Clinica della Federico II. Un servizio che si occupa della gestione sicura, appropriata ed economica di tutte le tecnologie sanitarie all’interno delle strutture. “Semplificando – spiega Antonietta – il Servizio gestisce l’intero ciclo di vita di ciascuna tecnologia biomedica. La nostra Azienda Ospedaliera ne conta circa 10 mila”.
Per riuscirci Antonietta Perrone ha studiato tutti i modelli riportati in letteratura e alla fine ha creato un sistema tecnico gestionale tutto suo, che, per specificità e dettaglio organizzativo, può essere assimilato ad un vero e proprio modello che lei stessa ha definito nel suo lavoro di tesi di dottorato “modello misto integrativo – MMI”. “Ho riprogettato un Servizio di Ingegneria Clinica, alla luce delle esigenze di un moderno Policlinico Universitario”. Il modello nato alla Federico II ha oggi ottenuto, unico in Campania, la certificazione di qualità ISO 9001:2015. Prossimo obiettivo? Creare una struttura che unisca le competenze del Servizio di Ingegneria Clinica a quelle dell’Information and Communication Technologies, del quale è responsabile dallo scorso Aprile. Una struttura che proietterà la Federico II ai più alti livelli di tecnologia e informatizzazione. Antonietta Perrone ha già raccolto la sfida. Partita da zero, oggi è a capo di un servizio di 9 persone, con un’età media di 33 anni. “Ho realizzato un sogno – ammette – ma non ho alcuna intenzione di fermarmi”.