L’oncologia in Campania

L’oncologia in Campania

27 Febbraio 2019 0 Di Gaetano Milone

Nell’ospedale di Gragnano un reparto all’avanguardia per la cura delle neoplasie.Nell’intervista all’oncologa Carla Cavaliere una fotografia dell’unità operativa e dello stato dell’arte in regione.

 

Il cancro è malattia di origine multifattoriale ed anche per questo di non facile approccio. Se dovesse fare una “graduatoria” tra fattori genetici, ambiente e stili di vita. A quale di queste cause attribuirebbe un ruolo preponderante?

Dott.ssa Carla Cavaliere

Il cancro è considerato una malattia essenzialmente genetica essendo innescata dal susseguirsi di mutazioni successive che alterano il funzionamento dei geni di regolazione della proliferazione cellulare che hanno come conseguenza una incontrollata proliferazione cellulare. Nella maggior parte dei casi, le mutazioni sono sporadiche e causali ed inoltre originano da cellule somatiche e quindi non sono trasmissibili. Negli ultimi decenni, numerosi studi si stanno concentrando sul ruolo “cancerogeno” di inquinamento ambientale e stile di vita. Ad oggi tra i vari cancerogeni studiati sicuramente quello maggiormente implicato nella genesi tumorale è il fumo di sigaretta. Le sostanze cancerogene contenute nel fumo favoriscono non solo l’insorgere di tumori al polmone, che in nove casi su dieci possono essere ricondotti a questa cattiva abitudine; ma stimolano anche in diversa misura i tumori del cavo orale e della gola, dell’esofago, della vescica, del pancreas, del colon, del rene, del seno, soprattutto tra le donne più giovani, e di alcune leucemie. Quello del fumo è solo uno dei principali esempi che si aggiunge alla lunga lista di stili di vita sbagliati e poco salubri. Dovendo fare una graduatoria rispondo che se è vero che il primo passo nella genesi tumorale è una mutazione genetica spesso il fattore scatenante tale alterazione è proprio da ricercare nell’inquinamento ambientale ed in stili di vita scorretti. Fin da quando ho iniziato ad approfondire l’argomento “cancerogenesi”, mi sono resa conto di quando sia intricato e complesso tale processo dal punto di vista molecolare ed è proprio per questo che dai primi anni del mio corso di Laurea mi sono dedicata ad attività di ricerca scientifica nei laboratori dell’Università Federico II. È solo indagando i processi molecolari che sono alla base dei processi della trasformazione neoplastica che è stato possibile lo sviluppo di tutti i moderni farmaci biologici ed Immunoterapici ed io con orgoglio devo dire di essere stata fortunata a capirlo anzitempo dedicandomi di persona alla ricerca clinica scrivendo numerosi articoli scientifici sull’argomento pubblicati su riviste specialistiche di rilevanza Internazionale.

Le moderne terapie oncologiche si ritrovano in protocolli internazionali oramai condivisi quasi in tempo reale. Sempre nel rispetto della volontà del paziente, trova comunque giustificata la scelta di effettuare queste cure fuori regione?

Assolutamente no. I cosiddetti viaggi della speranza forse potevano trovare giustificazione anni e anni fa quando l’Oncologia aveva un volto diverso e spesso quasi esclusivamente finalità palliative. Da molti anni ormai l’Oncologia è diventata una branca specialistica indipendente e ad oggi è addirittura così complessa da richiedere un’organizzazione in sub-specialità. La ricerca clinica è condivisibile e fruibile in tempo reale da parte di tutti gli specialisti; i protocolli oncologici sono standardizzati e seguono Linee Guida Nazionali ed Internazionali a garanzia del paziente e della spesa pubblica sanitaria. La cosa veramente importante oggi è quella di affidarsi a professionisti seri e aggiornati su tutte le moderne terapie approvate in Italia. A questo proposito voglio sottolineare che ogni struttura Ospedaliera operante su territorio Nazionale che vanti dei presidi di Oncologia è abilitata alla prescrizione di tutti i farmaci più innovativi in indicazione ed è quindi ovvio nell’ottica moderna di una oncologia di strategia riuscire a selezionare bene le terapie giuste da utilizzare al momento giusto. Spesso anche in Sanità è vivo il classico pregiudizio Nord-Sud. Il Presidio in cui lavoro è un esempio, invece, di come anche in realtà territoriali possono formarsi dei reparti di eccellenza che lavorano in stretta collaborazione con reparti anche essi molto attivi nella lotta alle malattie neoplastiche quali il reparto di Epatologia del dottor Coppola e quello di Terapia Antalgica gestito dal dottor Galizia. L’Oncologia del Presidio Ospedaliero di Gragnano è nata grazie alla tenacia della dottoressa M. Bianco e fa ora parte dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia dell’Asl Na 3 Sud diretta dal Primario dottor Pizza. Il Presidio vanta un reparto di Day Hospital, qualificato e a norma che è organizzato su cinque stanze di somministrazione ognuna con due posti letto ed una poltrona. Ciascuna stanza ha un infermiere dedicato, garantendo privacy e tranquillità a ciascun paziente. Le terapie antiblastiche vengono tutte preparate dall’Umaca, la mattina stessa dell’infusione garantendo la massima performance terapeutica e il rispetto delle più aggiornate Linee guida sia per quanto riguarda le indicazioni sia per quanto riguarda l’allestimento. I tempi di attesa sono minimi sia per l’inizio di cicli terapeutici che per le visite ambulatoriali. Prima di passare alla prossima domanda vorrei fare un’altra precisazione: Molto spesso in TV nelle varie trasmissioni televisive possono passare, agli occhi dei “non addetti ai lavori” dei segnali sbagliati che sono frutto di una propaganda mediatica. A volte mia madre mi chiede: “Hai visto è stata scoperta l’Immunoterapia per la cura dei tumori”……..BAH……..Cosa significa? L’Immunoterapia in campo oncologico sta dando sicuramente molte soddisfazioni per il trattamento di alcuni tipi di tumore con caratteristiche molecolari precise; in altre parole non basta neanche dire che è efficace ad esempio nei tumori polmonari ma bisognerebbe specificare in quali sottotipi…….insomma questo fa capire quanto complicato sia l’argomento e quanto sia difficile se non impossibile fare delle generalizzazioni. In altre parole non esiste un farmaco valido per tutti ed a cui rispondono tutti.

La Campania vanta strutture per la cura del tumore di ottimo livello. Condivide?

Assolutamente si. In Campania possiamo vantare un lungo elenco di Strutture altamente qualificate con professionisti che sono referenti Nazionali ed Internazionali di patologia. Il vero punto di forza della politica sanitaria Campana degli ultimi anni è la spinta verso una sempre più stretta integrazione ospedale-territorio, in cui il paziente viene preso in carico in maniera globale per far fronte alle varie problematiche che possono presentarsi in un malato oncologico che è sempre più inquadrabile come paziente con patologia cronica.

L’obiettivo è quello di creare una rete oncologica integrata, a garanzia di omogeneità di cure e ottimizzazione di risorse. Da questo punto di vista la nostra Struttura sotto la guida del dottor Carmine Pizza si è organizzata in modo da avere già attivi due Gruppi Oncologici Multidisciplinari e presto se ne attiveranno altri.

Come sta procedendo lo sviluppo della rete oncologica regionale da poco varata dal presidente De Luca?

A mio avviso è un progetto molto ambizioso ma già vanta molti successi perché era proprio quello che serviva alla nostra Regione, ricordando che il Ministero della Salute ha definito il sistema in Reti il «miglior modello di cura per l’oncologia». Sicuramente in una Regione come la nostra, flagellata dallo scandalo dell’interramento di rifiuti tossici nella cosiddetta “Terra dei Fuochi” ed in cui l’incidenza dei tumori è in aumento, abbiamo la fortuna di avere un Governo Sanitario attento alle crescenti esigenze del territorio e che di conseguenza non lesina su programmi di screening e sulle cure mediche più innovative. Su questo sfondo emerge il grande lavoro di integrazione Ospedale-Territorio che si sta facendo con la creazione delle Reti Oncologiche. I vantaggi sono innumerevoli, con tassi di adesione agli screening più alti e, una volta che ci si è ammalati, minore migrazione verso altre regioni con sempre più pazienti che possono curarsi vicino al proprio domicilio. I Presidi Ospedalieri centrali ne risultano meno congestionati con riduzione di liste d’attesa per interventi più complessi e conseguente migliore offerta di servizi di assistenza sanitaria sul proprio territorio e ragguardevoli risparmi in termini di spesa sanitaria. Secondo l’organizzazione in reti, il paziente oncologico verrà inserito in un Percorso Diagnostico Terapeutico specifico per patologia, inquadrato da un team multidisciplinare cui partecipano tutte le figure specialistiche coinvolte, sia delle strutture centrali (Corp/Corpus) che quelle periferiche (Specialisti del territorio) e guidato passo dopo passo in un percorso di diagnosi e cura. Questo interscambio ha ovviamente anche la funzione di costante aggiornamento e garantisce omogeneità nei trattamenti con aderenza alle più moderne Linee Guida.

Se dovesse pensare ad un suggerimento per migliorare complessivamente, da un punto di vista organizzativo, l’assistenza ai malati neoplastici campani, a cosa penserebbe?

Sicuramente implementerei il personale ai vari livelli di assistenza visto che parliamo di patologie che registrano numeri in costante aumento. Una corretta gestione ed organizzazione necessita di personale numericamente maggiore e professionalmente qualificato per le nuove necessità operative. Questa esigenza è stata colta appieno dal nostro Direttore Generale, dottoressa Antonietta Costantini, che ci ha concesso, compatibilmente con le esigenze generali, il supporto necessario; proprio recentemente infatti abbiamo ottenuto una nuova unità infermieristica. Ritengo a questo proposito che mai come in campo Oncologico la figura dell’infermiere, che deve essere qualificato e specializzato nella somministrazione di antiblastici, sia fondamentale anche da un punto di vista affettivo-emozionale.

Il suo è un reparto, e questo aspetto si coglie subito, ben organizzato. Ma al di là delle cure e dell’organizzazione, quanto pesa, anche in termini di possibili guarigioni, l’approccio umano al paziente?

Il paziente oncologico è diventato, come ho già evidenziato, un paziente cronico e quindi come tale va gestito nella totalità dei problemi a cui va incontro e non mi riferisco solo a quelli strettamente Sanitari ma soprattutto a quelli psicologici, emozionali e sociali. Quando si riceve una diagnosi, il paziente è spesso disorientato e diventa forte il bisogno di un supporto psicologico e informativo. Quando parliamo di «presa in carico», in realtà si tratta di prendere per mano il paziente e la sua famiglia (che qui in Meridione assume un ruolo centrale nel processo di cura) per portarlo verso il percorso terapeutico più efficace. Nel nostro reparto fortunatamente vantiamo l’ausilio di uno Psico-Oncologo volontario che prende in carico tutti i pazienti afferenti al nostro Day Hospital. Il riscontro dei pazienti, dei familiari ma anche di noi operatori è stato fortemente positivo tanto da renderlo oramai indispensabile. Così come altrettanto significativo è stato l’apporto di una Fisiatra esperta anche in medicina complementare che ci aiuta a gestire tutte le problematiche di tipo riabilitativo.

Sposo con convinzione una celebre frase tratta del film Patch Adams: “Se si cura una malattia si vince o si perde; ma se si cura una persona, vi garantisco che si vince, si vince sempre”.