Asl Na 1, nonostante la pandemia l’assistenza geriatrica c’è
24 Febbraio 2021“Napoli è mille culure” cantava Pino Daniele per descrivere le molteplicità delle bellezze di una città che malgrado atavici problemi di vivibilità, di mancanza di senso civico ed organizzazione territoriale dei servizi, riesce a conservare un cuore grande soprattutto nell’assistenza sanitaria alle cosiddette fasce deboli. È il caso della geriatria territoriale dell’Asl Na 1 che fin dall’inizio della pandemia ha continuato costantemente senza nessuna interruzione l’assistenza di tutti i pazienti anziani cronici al domicilio erogando sia visite geriatriche prettamente cliniche che assistenza integrata con gli infermieri per la cura di ulcere cutanee, terapie infusive, cambi cateteri.
“I primi mesi della pandemia – spiegano in coro gli operatori sanitari – sono stati i più duri, perché abbiamo continuato a lavorare a domicilio dei pazienti senza che l’Asl avesse a disposizione i DPI e per non sospendere le nostre indispensabili prestazioni, al fine di evitare inutili ricoveri con i rischi di nuovi contagi, abbiamo creato una rete tra noi geriatri ed infermieri territoriali comprando personalmente i DPI condividendoli con gli altri”. “Dall’inizio della pandemia ad oggi – aggiungono gli operatori sanitari – la maggior parte dei Medici di Medicina Generale ha bloccato ogni accesso al domicilio dei pazienti e ha iniziato a prescrivere visite domiciliari geriatriche urgenti da erogare entro 72 ore anche se questo tipo di prestazioni non sono previste dal SSN, che prevede prestazioni urgenti solo per visite e prestazioni ambulatoriali.
Noi geriatri stiamo comunque effettuando queste visite al fine di ridurre gli accessi impropri in ospedale”. “Purtroppo però questo intenso lavoro territoriale – concludono gli operatori sanitari -lanciando una sorta di Sos – non solo non viene riconosciuto ma viene costantemente ostacolato perché da qualche anno la geriatria, a livello nazionale e distrettuale, non è più riconosciuta come branca specialistica. Ci ritroviamo quindi, a lottare per il benessere dei pazienti più fragili completamente soli”.