Assenteisti ospedale “San Rocco”
13 Luglio 2019Non si è trattato di reato associativo. In questo senso una pronuncia della suprema Corte che ha respinto il ricorso del Pubblico ministero che spingeva per questa ipotesi di reato.
Le pronunce dei magistrati andrebbero osservate e commentate il meno possibile, anche ad evitare quel fondo di dietrologia che è tratto comune e pernicioso del popolo italico. E questo è ancora più vero quando la pronuncia è del supremo organismo giudicante del sistema giurisdizionale.
Certo è che dopo tanto clamore mediatico, rilanciato dalla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche dei “protagonisti”, tutto sembra avviato sui binari di un processo che torna nel suo alveo naturale: l’aula di giustizia. La Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, validando il giudizio del Tribunale del Riesame di Napoli che aveva ritenuto infondato il reato di associazione a delinquere per i medici dell’Ospedale di Sessa Aurunca.
In particolare, ieri 12 luglio, la seconda sezione della Suprema Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dal Pubblico Ministero, Ida Capone, avverso l’ordinanza del 19 aprile scorso del Tribunale delle Libertà di Napoli che aveva già escluso l’ipotesi di reato di associazione a delinquere per i dirigenti medici Nives De Francesco, Leone Rocco e Anna Maria Sorrentino, difesi dall’avvocato Luigi Imperato, e Pasquariello Ferdinando, difeso dall’avvocato Gennaro Iannotti. Viene definitivamente escluso, quindi, il patto tra i medici ipotizzato dalla pubblica accusa finalizzato alla truffa a danno dell’Asl e dell’ospedale.
Questo, chiaramente non inficia le altre ipotesi di reato che restano in piedi e che saranno oggetto della valutazione dei giudici.