Azioni e reazioni violente
14 Febbraio 2024Se c’è una caratteristica che, tra le altre, identifica la società contemporanea, questa è la violenza.
Guerre combattute con inaudita ferocia, devianze violente dei giovani, aggressioni al personale sanitario, gravissime forme di violenze domestiche, pestaggi ed accoltellamenti a danno di insegnanti, magari come risposta ad un brutto voto.
Sulla delicatissima tematica il punto della professoressa Annamaria Rufino
Il sistema sociale ha come principale caratteristica la complessità. In tanti pensano, al contrario, che la società sia semplice da definire e da gestire. Così non è, ancor più nel nostro oggi. Certamente, nei Paesi in cui vi è un welfare che funziona, un sistema regolativo adeguato e certezze conseguenti, la complessità si traduce in semplicità o, meglio, più esatto dire in normalità. Il cittadino si sente garantito e protetto, oltre che felice. Non a caso in alcuni Paesi del Nord Europa, dove quelle garanzie “funzionano”, abbiamo un parametro di felicità che non troviamo in tanti altri Paesi, come il nostro. Le statistiche del CENSIS, in questi ultimi due anni hanno etichettato i cittadini italiani in modo inequivocabile, in ultimo “sonnambuli”, certamente non felici. In Italia annotiamo 250.000 banchi vuoti nella scuola primaria, un dato altrettanto inequivocabile per misurare la nostra “anormale” proiezione verso il futuro. A fronte di questo dato negativo, a cui potremmo aggiungerne altri, i cittadini si “aggrappano” al presente, senza ieri e senza domani, e subiscono gli “attivatori” di dinamiche negative e reattive, anche in termini di disconoscimento delle istituzioni. La reattività si traduce, così, nel quotidiano in conflitto, aggressività, violenza. Ogni giorno misuriamo l’incidenza di questo atteggiamento attraverso fatti di cronaca dove protagonisti sono ragazzi, giovani, mariti e, non da ultimo, genitori. A giusta ragione tutti abbiamo mostrato sconcerto e rigetto del fatto di cronaca che ha visto protagonista uno studente che ha aggredito un’insegnante. E non è stato l’unico episodio, in altri casi protagonisti dell’aggressione sono stati i genitori. Un’aggressione che attesta il disconoscimento dell’autorevolezza dell’insegnante e la percezione dell’inconsistenza del sistema formativo. Potere e autorità vengono frequentemente confusi, come confuse possono essere le loro declinazioni aggettivali, autoritario e autorevole, nel significato, nel senso e nelle azioni che ne derivano. Una confusione che caratterizza, oggi, molte dinamiche sociali. In questa confusione chiunque può assumersi il potere di comandare e di decidere. Così, quei genitori e quei ragazzi esercitano la loro forza e il loro potere con violenza. L’autorevolezza si attesta per convinzione, il potere per forza. Quella società complessa, che ha perso “semplicemente” il senso della normalità, si va sempre piu’ frazionando e rintanando in nicchie autoreferenziali, dove chiunque crede di dover esercitare, con forza, il proprio potere.
Se non vi sono state, a monte, sufficienti azioni positive d’indirizzo, quelle reattive possono dominare la risposta dal basso, alimentate in alcuni casi da solitudine e infelicità, ma non da meno da inconsapevolezza e ignoranza, che si traducono in violenza compulsiva, nella negazione di tutto, della stessa società.