Bullismo e Cyberbullismo in Italia: un viaggio nella mente delle vittime e degli aggressori
27 Settembre 2024Il bullismo e il cyberbullismo sono diventati fenomeni preoccupanti nel panorama sociale italiano, con un impatto devastante sulla vita di molti adolescenti. Secondo i dati ISTAT riportati nel marzo 2023, quasi un adolescente su cinque tra gli 11 e i 17 anni ha sperimentato episodi di bullismo. Ancora più allarmante è la crescita del cyberbullismo, che coinvolge il 9,4% dei giovani, i quali subiscono atti di violenza psicologica attraverso le piattaforme digitali. Ma dietro queste cifre si nasconde un mondo di sofferenza e disagio, che va oltre le semplici statistiche.
Il bullismo tradizionale si manifesta con prepotenze fisiche e verbali, ma il cyberbullismorappresenta una nuova frontiera di aggressione, amplificata dalla pervasività della tecnologia. Le vittime di cyberbullismo, infatti, vivono un costante senso di vulnerabilità, poiché le aggressioni online non si limitano al contesto scolastico o sociale: seguono i ragazzi ovunque, penetrando nei loro spazi più intimi. Il telefono o il computer, strumenti ormai essenziali nella quotidianità, diventano veicoli di violenza e oppressione. Questo crea una trappola psicologica difficile da sfuggire, poiché l’ansia e il timore non si fermano mai, nemmeno quando ci si allontana dal gruppo di coetanei.
Sul piano psicologico, le conseguenze sono spesso devastanti. Le vittime di bullismo sviluppano una visione distorta di sé, che si traduce in bassa autostima, isolamento sociale e, nei casi più gravi, depressione e pensieri suicidi. Questi ragazzi crescono con la sensazione di non avere valore, di non essere accettati o degni di amore e rispetto. Il trauma può influenzare lo sviluppo emotivo e relazionale, portando a difficoltà nel formare legami sani e stabili in età adulta.
Anche per gli aggressori, però, il bullismo è spesso l’espressione di un malessere profondo. Spesso, i bulli sono a loro volta vittime di ambienti familiari difficili, dove mancano modelli positivi o in cui si vive un clima di violenza o trascuratezza emotiva. Per questi ragazzi, l’aggressività diventa un modo per affermare sé stessi, per nascondere le proprie insicurezze o per guadagnare un senso di controllo in un mondo che percepiscono ostile. È fondamentale, quindi, comprendere che dietro l’atto di bullismo non c’è solo crudeltà, ma anche una richiesta di aiuto non verbalizzata, una manifestazione di fragilità che merita attenzione.
Il cyberbullismo, in particolare, aggiunge una dimensione complessa: la disconnessione emotiva offerta dallo schermo rende più facile per i bulli infliggere danni senza percepire il dolore dell’altro. Si crea così un effetto di “desensibilizzazione”, in cui il bullismo online viene percepito come meno reale, ma le sue conseguenze possono essere altrettanto, se non più, dannose. I ragazzi, nascosti dietro un avatar o un nickname, si sentono protetti da una presunta anonimato, amplificando la violenza verbale o psicologica senza dover affrontare immediatamente le reazioni della vittima. Questo rende l’intervento ancora più complicato, perché spesso le aggressioni si moltiplicano e diventano virali in poco tempo, diffondendo umiliazione e dolore su scala molto più ampia rispetto al bullismo tradizionale.
Un altro aspetto rilevante è il ruolo degli spettatori. Nel bullismo, sia tradizionale che online, chi assiste senza intervenire diventa, anche inconsapevolmente, parte del problema. Il gruppo dei pari gioca un ruolo cruciale nel consolidare o spezzare le dinamiche di potere che alimentano il bullismo. Se un giovane si sente sostenuto e difeso dai coetanei, le possibilità di riscatto aumentano. Al contrario, l’indifferenza o la complicità rafforzano il potere del bullo.
Per contrastare questo fenomeno, è essenziale un approccio integrato che coinvolga scuole, famiglie e istituzioni. L’educazione al rispetto e all’empatia deve essere al centro della formazione dei giovani, ma non può fermarsi qui. È necessario formare anche gli adulti – insegnanti, genitori e operatori – per riconoscere i segnali del bullismo e del cyberbullismo e intervenire tempestivamente. Spesso le vittime, per paura di ritorsioni o per vergogna, faticano a chiedere aiuto. Qui entra in gioco la capacità degli adulti di creare un ambiente sicuro e accogliente, in cui i ragazzi si sentano ascoltati e compresi.
Infine, serve una riflessione profonda sul ruolo della tecnologia nella vita dei giovani. Se da un lato offre opportunità straordinarie di connessione e apprendimento, dall’altro può trasformarsi in una trappola invisibile che accentua il disagio e l’isolamento. È fondamentale educare i ragazzi all’uso consapevole degli strumenti digitali, affinché imparino a riconoscere i pericoli e a proteggersi, ma anche a essere responsabili nel loro comportamento online.
Il bullismo e il cyberbullismo sono una piaga sociale che richiede una risposta collettiva. Solo attraverso un impegno comune possiamo sperare di creare una società più inclusiva, dove ogni giovane si senta al sicuro e valorizzato.