C come cavolo
1 Dicembre 2018Quando si parla di vitamina C la mente corre veloce agli agrumi, che pure la contengono in buona quantità, ma in realtà la preziosa alleata dell’organismo è presente in diversi alimenti.
Arance e limoni la contengono in ragione, rispettivamente, di 50 e 68 mg per ogni cento grammi di prodotto. Forniscono, per tanto, un buon apporto di vitamina C. Se dovessimo però, stilare una graduatoria dei prodotti offerti dalla natura allora le sorprese non mancherebbero.
Al primo posto, fra gli alimenti più ricchi di vitamina C, c’è l’uva (ben 340 mg/100 g), a seguire i peperoncini (229 mg), quindi il ribes (200), i peperoni (166), le cime di rapa, i broccoli e la rucola (110), i kiwi (85), i cavoletti di Bruxelles (81), il cavolfiore (59), le fragole e gli spinaci (54).
Bisogna però considerare che, nella cottura, parte della vitamina C va persa. Per dare un idea, basta guardare ai broccoli che passano da 110 mg se crudi e scendono ad 86 dopo la cottura. Ne deriva che gli alimenti ricchi di vitamina C vanno consumati preferibilmente crudi e possibilmente freschi perché la vitamina C si deteriora facilmente con il passare del tempo.
Sono molteplici i vantaggi connessi all’assunzione quotidiana di questa vitamina: è un valido presidio per rafforzare le difese immunitarie alzando, quindi, una buona difesa contro i cosiddetti malanni di stagione; protegge e ripara i tessuti; è un potente antiossidante per cui contrasta l’azione di invecchiamento prodotta dai radicali liberi; sono stati valutati i suoi effetti positivi anche nei casi di anemia e di persone sottoposte a stress psichici.
Un vero toccasana quindi che va assunto quotidianamente ma nelle giuste dosi. L’assunzione quotidiana ideale per gli uomini e di 75 mg, per le donne di 60 mg. I fumatori, invece, dovrebbero raddoppiare la dose.
Una vera panacea quindi ma con qualche controindicazione. L’assunzione di vitamina C, segnatamente in alte dosi, non è indicata alle persone affette da patologie renali, anemia mediterranea, anemia falciforme ed emocromatosi.