Camillo Placì: “Accettare i fallimenti e le sconfitte, essi fanno parte del gioco”
18 Agosto 2023Quando guardiamo al mondo dello sport spesso pensiamo ad un mondo patinato fatto di luci e di ribalte. In realtà dietro questa visione si nasconde un mondo ben più complesso che è fatto di voglia di emergere, sacrifici e tanta forza di volontà.
Il mondo dello sport, fortunatamente è variegato, fatto da atleti, allenatori, medici, preparatori fisici, scoutman, dirigenti, magazzinieri, tifosi…e tante altre figure che ruotano attorno con ruoli più o meno importanti.
Ma tutto questo mondo è alimentato quasi sempre da un solo carburante: la passione per lo sport.
E’ la passione che ti fa partire, che ti accompagna sin dai primi passi per un cammino che può avere tante tappe intermedie e a volte dei traguardi importantissimi.
Sono in tanti a partire, chi arriva in alto lo fa perché ha qualcosa in più, fa qualcosa in più e lo fa meglio degli altri.
Dietro ad ogni medaglia ci sono tante rinunce, sacrifici, difficoltà superate…noi spesso vediamo solo il podio del vincitore…ma il percorso per salire sul podio con una medaglia al collo è sempre molto complicato.
Chi è stato a spingerla all’attività sportiva tanto da trasformarla in agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Io ho iniziato a giocare a pallavolo grazie ad un prete, Don Tonino Bello, poi divenuto Vescovo di Molfetta. È stato un mio insegnante e con lui è nata la pallavolo ad Ugento, contribuendo a creare il gruppo dei Falchi Ugento, arrivato in serie A con la denominazione di Victor Village Ugento. Poi a 19 anni un grave incidente con la moto mi ha bloccato la carriera di atleta, ma ho subito pensato a come poter rimanere nel mondo della pallavolo, e ho iniziato a frequentare i primi corsi per poter diventare un allenatore…così è iniziata la mia carriera di tecnico.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto contano impegno e determinazione nel raggiungimento degli obiettivi?
Io credo che alla base del nostro percorso, l’entusiasmo e la curiosità di imparare cose nuove siano fondamentali. Poi per poter allenare ad alto livello per tanti anni ci vuole conoscenza, competenza e una grande capacità di adattamento alle tante nuove esperienze.
Io nello stesso anno sono passato dai +45 gradi del Qatar ai -55 gradi di Novj Urengoj in Russia, dobbiamo sempre essere pronti al cambiamento…e non mi riferisco solo al clima.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
La strada per il successo è sempre in salita…bisogna impegnarsi tutti i giorni, con costanza, avere le idee chiare sugli obiettivi comuni da raggiungere e condividere tutto con lo staff e gli atleti.
E accettare i fallimenti e le sconfitte, essi fanno parte del gioco, sono tappe del processo di crescita e di miglioramento.
Le strade diritte non hanno mai prodotto piloti esperti.
Quello dell’allenatore può essere uno sbocco naturale alla fine di una carriera sportiva. Non sempre però un grande atleta riesce ad essere anche un grande allenatore. Che cosa fa la differenza?
Ci sono effettivamente tanti atleti che a fine carriera iniziano ad allenare, sembra quasi un prolungamento naturale della propria vita sportiva. Ovviamente per gli ex atleti ci sono indiscussi vantaggi…il primo è quello di aver un credito maggiore rispetto ad un allenatore che non ha avuto una carriera da atleta. Dopo un po’ di tempo il credito si esaurisce…e quindi bisogna dimostrare di avere conoscenza e competenza.
A mio parere la prima cosa che un ex deve fare è spogliarsi dell’abito di ex giocatore. Per allenare bene non basta far vedere come si fa un gesto tecnico, bensì spiegare come si fa e perché si fa così. Coinvolgere e camminare affianco ai propri giocatori, fare lo stesso percorso, avere chiari obiettivi di crescita tecnica, fisica e tattica. Questo è sicuramente un buon inizio per un lungo cammino. Buona vita a tutti.