Campania e la rete dell’ictus che non c’è (seconda parte)

Campania e la rete dell’ictus che non c’è (seconda parte)

4 Aprile 2019 0 Di Bruno Buonanno

“Per la guerra all’ictus emorragico figurano al momento due sole aziende ospedaliere: a Napoli l’efficiente Cardarelli, a Salerno il San Giovanni di Dio e Ruggi”.

 Sono circa 13mila in Campania i pazienti colpiti da ictus cerebrale. Di questi circa 9mila hanno un ictus ischemico, altre 3mila persone hanno ictus emorragici: la mancanza di una rete tempo dipendente negli ultimi dieci anni è stata concausa di circa 5.500 decessi e di 14.500 invalidità. Siamo lontani, lontanissimi non solo dalle Regioni che nel programma di stroke unit hanno raggiunto il cento per cento di operatività. Parliamo di Valle D’Aosta, Toscana, Umbria, Liguria, Veneto e Piemonte.  Nel 2015 Roma aveva già cinque Pac (pacchetti ambulatoriali complessi) in cui il paziente curato per ictus cerebrale veniva seguito da medici di famiglia, neurologi e riabilitatori per evitare recidive che possono riproporsi a distanza di mesi dal primo attacco al cervello. Nel resto del Lazio, però, l’assistenza non è così puntuale e precisa. La Lombardia, mentre la Campania si sforzava di mettere a punto sulla carta una propria rete tempo dipendente per l’ictus, aveva già in attività sul proprio territorio regionale 42 stroke unit.

Nel nostro albo d’oro per la guerra all’ictus emorragico figurano al momento due sole aziende ospedaliere: a Napoli il gigantesco ed efficiente Cardarelli, a Salerno il San Giovanni di Dio e Ruggi di Aragona. Benevento è di fatto ferma, Caserta ha una struttura ma non ha l’angiografo, apparecchiatura priva a Napoli anche al Cto che si “appoggia” al Policlinico federiciano. Anche contro questa terribile malattia una buona prevenzione può essere di grande aiuto.

Che disturbi dà l’ictus cerebrale? Il primo segnale è un deficit laterale degli arti che il paziente non riesce a muovere. Un lato del corpo del paziente si ferma e contemporaneamente compare di solito una cefalea molto violenta. Il disturbo del linguaggio è una segnale chiaro che c’è qualcosa che a livello cerebrale che non funziona come dovrebbe, così come sono frequenti i disturbi della vista. Spesso l’ictus cerebrale provoca nella vittima anche la perdita di coscienza.

“Al momento – incalza Giuseppe Russo – hanno criticità le terapie sub-intensive perché per i pazienti colpiti da ictus cerebrale manca il personale dedicato e non ci sono posti letto con monitoraggio costante. Ma un programma regionale di stroke unit è pronto da tempo, anche se non è stato realizzato. In campo assistenziale finora ha prevalso la logica del risparmio mentre per far diminuire i casi di ictus cerebrale sono necessari investimenti di personale e di strutture indispensabili per ridurre decessi e disabilità”.

L’80 per cento dei casi di ictus che si registrano nella nostra Regione sono ischemici, il restante 20 per cento è di ictus emorragici. Serve personale formato e informato anche nel servizio di trasporto infermi, barellieri in grado di individuare un paziente con problemi cerebrali da trasportare con urgenza in ospedale. Lì è indispensabile una Tac che permette di verificare l’eventuale presenza di un ictus, individuando se è emorragico o ischemico. Quest’ultimo nel tempo massimo di quattro ore e mezzo deve essere curato con la terapia trombolitica. Una stroke unit dovrebbe prevedere posti letto con costante monitoraggio cerebrale.

(Continua…)