Cannabis e giovanissimi
30 Gennaio 2022Continua il nostro viaggio tra uno dei flagelli degli adolescenti, le droghe che mettono a rischio il loro affacciarsi alla vita.
Con il dottor Carlo Alfaro, pediatra e adolescentologo, esploriamo il rapporto dei giovani con la droga. In questa intervista parliamo della cannabis, le domande ci sono state poste da un giovane poco più che maggiorenne.
La cannabis è la sostanza illegale al primo posto dei consumi nel mondo. Perché il successo di questa droga?
La cannabis, da cui sono derivati i preparati psicoattivi “hashish”, ottenuto dalla resina, e “marijuana”, dai fiori femminili, deve la sua diffusione in primis al fatto di essere coltivata sin dall’antichità come pianta curativa contro il dolore, per la cucina e per la produzione di carta e fibre tessili. Si è poi affermata come sostanza stupefacente per gli effetti piacevoli derivati dalla sua assunzione e meno tossici di altre droghe.
Quali sono gli effetti acuti?
Il legame dei cannabinoidi ai recettori CB1 cerebrali causa sensazione di benessere, leggerezza, aumento del tono dell’umore, euforia, ilarità con risate inadeguate e abbondanti, disinibizione, maggiore coinvolgimento nelle attività ricreative, loquacità, sedazione, rilassamento, alterazione della percezione del tempo. Non induce atti aggressivi o reazioni violente, a differenza dell’alcol). La generale intensificazione delle sensazioni e delle emozioni può però accentuare anche quelle legate a situazioni o pensieri spiacevoli e determinare ansia e psicosi. Descritti anche riduzione della reattività fino allo stato letargico, disturbi delle capacità cognitive (perdita di memoria a breve termine e di capacità critica e di problem solving), disturbi motori (compromissione della coordinazione dei movimenti, ipotonia), disturbi delle percezioni sensoriali (alterata percezione dello spazio, sensazione di rallentamento del tempo, aumentata sensibilità verso gli stimoli esterni, visione di nuovi dettagli, apparenza dei colori più brillanti, percezione modificata delle forme e dimensioni), modificazione dello stato di coscienza (il mondo viene visto come in sogno, il fluire delle idee aumenta). Può presentarsi una psicosi acuta con illusioni e allucinazioni; possono verificarsi stati d’ansia e attacchi di panico (i consumatori occasionali senza esperienza hanno maggiori probabilità di avvertirli rispetto ai consumatori abituali), deliri, depersonalizzazione (sensazione di distaccamento o estraneità a se stessi) e derealizzazione (sensazione di percepire in maniera distorta il mondo esterno e, a volte, di percepire gli individui conosciuti come estranei), sindrome amotivazionale caratterizzata da senso di distacco dal mondo e di spersonalizzazione, distorsione della percezione sensoriale, spazio-temporale, affettiva e cognitiva. Talvolta si può giungere a manifestazioni complesse comprendenti agitazione psico-motoria, incoordinazione motoria, stato di ipno-narcosi, alterazioni del tono dei muscoli, confusione, disorientamento spazio-temporale, depressione, delirio. Possono associarsi sintomi fisici quali iperfagia, dolori addominali, secchezza delle fauci, midriasi (dilatazione delle pupille), iperemia congiuntivale, tachicardia, ipotensione, depressione respiratoria, ipotermia, ischemia cardiaca. Non esistono casi documentati di overdose.
E gli effetti a lungo termine?
L’abuso di “canne” in base alle nuove ricerche può avere effetti significativi sul cuore e sul cervello. Una ricerca americana ha trovato che tra coloro che hanno subito un infarto prima dei 50 anni, 1 su 10 ha fatto uso di cocaina o di marijuana. In un altro studio americano, si è trovato che in pazienti tra i 15 e i 22 anni il rischio di ricovero per un attacco cardiaco era di 3,9 volte superiore per chi aveva fatto uso di cocaina, 2,3 volte superiore per i consumatori di amfetamine e del 30% superiore per gli utilizzatori di cannabis. Sul cervello invece, l’iniziazione alle droghe prima dei 20 anni ha dimostrato di esercitare un effetto neurotossico, creando modificazioni di struttura e dimensioni encefaliche e dello sviluppo neurobiologico. Gli studi hanno documentato danni dell’uso di droghe in adolescenza su memoria a breve termine, apprendimento, capacità di concentrazione e di problem solving, controllo motorio e tempi di reazione. Inoltre, sono descritti disturbi dell’umore, ansia, depressione, dipendenza. Sebbene ci sia sicuramente una componente genetica nell’insorgere della schizofrenia, l’uso di droghe, anche leggere, aumenterebbe il rischio di sviluppare la malattia in chi è già predisposto.
Perché tanti giovani si avvicinano alla cannabis?
La convinzione che sia una droga leggera e innocua, la facile reperibilità a basso costo, lo spirito di emulazione nel gruppo, l’esigenza di far fronte a disagi psicologici comuni in questa età, come insicurezza, inadeguatezza, ansia, rabbia, depressione, noia.
In ambito medico come viene usata?
La cannabis a uso medico trova impiego per alleviare il dolore cronico, in particolare ad origine da lesione dei nervi, come nei traumi del midollo spinale o nella sclerosi multipla; per contrastare nausea e vomito indotti da chemioterapia e radioterapia dei tumori; per stimolare l’appetito nei pazienti affetti da AIDS, tumori o anoressia nervosa; per contrastare i movimenti involontari nei pazienti affetti da sindrome di Tourette (tics multipli); nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali. Altre indicazioni, ad esempio epilessia e disturbi psichiatrici, sono ancora sperimentali. In Italia, il ricorso alla marijuana per uso terapeutico è consentito dalla legge dal 2006. Le prescrizioni si effettuano solo quando le terapie convenzionali o standard sono inefficaci.
Cosa ne pensa da medico della sua legalizzazione? Con legalizzazione intendo non la libertà di comprare in maniera smisurata, ma la possibilità per lo Stato di venderla monitorando i possibili acquirenti.
La maggior parte degli esperti del settore manifesta perplessità sulla legalizzazione per svariati motivi: la cannabis crea dipendenza e quindi aumento nel tempo del fabbisogno, per cui ci sarebbe sempre un tetto a cui dovrebbe essere proibita; i danni al sistema nervoso, a quello immunitario, all’apparato genitale, cardiovascolare, polmonare, avvengono tanto di più quanto più precoce e prolungato è l’uso che quindi va sempre scoraggiato; la legalizzazione potrebbe aumentarne l’uso, inducendo erroneamente a credere che si tratti di una pratica innocua, come accade per alcol e tabacco o gioco d’azzardo; infine è dimostrato che non causerebbe la repressione del traffico criminale.
Che cosa è il CBD?
Il CBD (“cannabidiolo”) è un componente della cannabis che pur essendo un cannabinoide come il THC (tetra-idro-cannabinolo), responsabile degli effetti stupefacenti, non crea dipendenza e non è tossico per l’organismo, per cui è il componente che potrebbe essere usato a fini terapeutici come anti-dolorifico e si sta anche sperimentando contro malattie quali ansia, depressione, epilessia, sclerosi multipla, persino cancro e infarto del miocardio.