Capri, la splendida armonia di suor Serafina

Capri, la splendida armonia di suor Serafina

24 Ottobre 2022 0 Di Raffaele Vacca

La storia e l’esperienza ci rivelano che l’Isola di Capri è luogo di contemplazione e di azione che tendono ad armonizzarsi perfettamente.

Qui intendo contemplazione come osservazione ed attenta valutazione di quel che è intorno a sé, ricordando che c’è anche la contemplazione evangelica, che riguarda aspetti della Rivelazione divina ed il nostro rapporto con essi, per giungere all’unione con Dio.

La contemplazione precede l’azione la quale, se la riconosce, si armonizza con essa; se invece non la conosce o non la riconosce si adegua agli influssi del contingente, determinando spesso disarmonie nel campo in cui opera.

Prudenza Pisa (poi Suor Serafina di Dio), nata il 24 ottobre 1621, come quasi nessun caprese prima e dopo di lei, sviluppò in sommo grado sia la contemplazione, sia l’azione. E tutto in splendida armonia.

Nei suoi scritti, noti a pochissimi, giacché non sono stati ancora raccolti in volume, quantunque siano ormai trascorsi trecentoventitré anni dalla sua scomparsa terrena, avvenuta a Capri il 17 marzo 1699, ella stessa rivela il valore e l’importanza che dava sia alla contemplazione di quel che la circondava, sia alla contemplazione degli aspetti della Rivelazione.

Viveva nel tempo in cui non c’era ancora l’elettricità (venuta alla fine dell’Ottocento), e l’attirava il vedere come una piccola scintilla accendeva un gran fuoco con la legna che era stata ammassata; come la legna secca subito si accendesse a differenza di quella ancor verde; come il fuoco tendesse sempre ad andare verso l’alto; e come esso si conservasse sotto le ceneri (sono esperienze che ora raramente si vedono nella realtà esteriore, ma sono sempre in quella interiore).

Prudenza Pisa osservava attentamente le tempeste che sradicavano alberi; sapeva che questi sono tagliati quando diventano infruttuosi.  Nel veder la pioggia pensava al refrigerio che dà alla terra, e che, senza la sua acqua, tutto diverrebbe inaridito e secco.

Osservava gli animali che erano applicati alla fatica; la terra selvaggia, incolta, piena di spine, e quella che viene coltivata con alberi e piante, e che si giova dell’influenza del sole che, nel cielo, ammirava come la luna e le stelle.

Scopando la casa pensava al significato dell’immondizia. Ammirava i raggi del sole che penetravano attraverso le finestre, ed anche la vista dei pesci che nuotavano nel mare.

Di ogni cosa cercava il significato, da ogni cosa ricavava “qualche considerazione”. Tutto riportava al Creatore.

Avendo nella mente e nell’animo i frutti delle sue contemplazioni, fondò le sue comunità femminili, e costruì per esse i loro monasteri.

C’è chi l’ha definita una grande mistica, e chi una grande costruttrice.

Fu l’una e l’altra, giacché seppe armonizzare contemplazione nel suo duplice senso ed azione, in una società che, come l’attuale, tendeva a dividere l’una dall’altra, ritenendo la contemplazione attività comunque astratta, e l’azione, ovvero il fare, attività che deve soddisfare principalmente, se non unicamente, il presente.