Cardarelli ed Azienda dei Colli verso il post Covid
11 Aprile 2022
Coronavirus e conseguente pandemia più di tutti hanno coinvolto il Cotugno, l’ospedale di Napoli delle malattie infettive: “Siamo ripartiti subito – spiega all’ANSA Maurizio Di Mauro, direttore generale dell’Azienda dei Colli che comprende Cotugno, Monaldi e Cto – quando abbiamo visto un calo dei ricoveri da covid che ancora oggi c’è ma ci permette di guardare oltre. Ricoveriamo ora con massima concentrazione casi di tubercolosi, meningiti, anche in terapia intensiva. Stiamo riacquistando il nostro ruolo di riferimento su tutte le malattie infettive”. Un ritorno del Cotugno alle cure normali dopo aver avuto anche 300 pazienti covid ricoverati, mentre oggi sono 70, spiega Di Mauro, che guarda con orgoglio i dati del periodo covid: “abbiamo continuato – dice – a tenere vive le emergenze e l’oncologia, con un discostamento dalle attività ordinarie in epoca dura del covid del 25%, mentre il dato regionale era del 36%. Abbiamo mantenuto livelli assistenziali con l’interazione dei tre ospedali, con il Cto al lavoro con il pronto soccorso, il Cotugno sulle malattie infettive e il Monaldi con l’alta specializzazione. I tre ospedali si sono parlati tra loro. Un lavoro con l’impegno dei dipendenti al primo posto e infatti abbiamo due infermieri e un medico del Cotugno insigniti del titolo di Cavalieri della Repubblica”. Ora partono i piani nuovi: “Dobbiamo essere – spiega – un punto di riferimento per tutto il Mezzogiorno. Tra poco apriamo al Cotugno otto nuovi posti letto dedicati all’isolamento per pazienti ad alta infettività, mentre il Cto è al lavoro per una ripartenza come polo di riferimento per l’urgenza, lo stiamo potenziando montando nuove risonanza magnetica e tac e amplieremo il pronto soccorso dotandolo di diagnostica cardiologica importante per trattare sul posto chi arriva. E’ una strada per trasformare in poco tempo davvero l’Azienda dei Colli, connotandola di tutte le specialità”.
Nuove strade che anche il Cardarelli è pronto a percorrere come spiega all’ANSA Giuseppe Longo, direttore generale: “Il nostro recupero – spiega – parte dalle prestazioni di ricovero e ambulatoriale perse, per garantire i livelli essenziali ai cittadini. Lavoriamo anche sull’aumento degli interventi chirurgici: abbiamo un numero di sale operatorie che ci permette di riprendere la corsa di interventi non urgenti. Parlo di liste di attesa che non mi aspetto vere: se ho 100 pazienti in attesa, so che molti in questi due anni non sono venuti, per paura del covid, per visite che li avrebbero portati a operazioni, quindi ora faremo un’azione di recupero anche attrattiva”. L’ospedale è poi al lavoro sulla riorganizzazione del pronto soccorso con un progetto già deliberato ma non applicabile per l’invasione covid, che ha messo a dura prova l’accoglienza: “faremo un nuovo percorso veloce – spiega Longo – con un pool di infermieri che lavorino, coordinati da un medico, su casi come distorsione, corpo estraneo nell’occhio. Abbiamo già il provvedimento, lo applicheremo appena il covid rallenta ancora. Grazie al personale reclutato in questo periodo, trasformiamo in percorsi ambulatoriali alcune visite di pronto soccorso. È chiaro che il miglioramento del pronto soccorso è legata a ciò che bolle in pentola in altre aziende ospedaliere con nuovi pronto soccorso.
Lo auspichiamo fortemente”. Una prospettiva che ha in programma la Federico II al Policlinico con la nascita del pronto soccorso. Longo lavora anche sul miglioramento delle condizioni di lavoro per l’alta specializzazione ma anche sul Pnrr per nuovi macchinari: “abbiamo aderito – spiega – al Pnrr che ha linee sulle grandi attrezzature, sostituendo le vecchie con nuove. Siamo nel percorso per nuova tecnologia su risonanza magnetica, angiografi e tac. Ma lavoriamo anche sulla digitalizzazione con dea e telemedicina che ci dà opportunità di prendere in carico i cittadini anche con monitoraggio domiciliare. Il Covid dopo averlo affrontato con due padiglioni e una zona pronto soccorso diventa ora un’opportunità”.