Carenza medici di famiglia, il 52% è sovraccarico di pazienti

Carenza medici di famiglia, il 52% è sovraccarico di pazienti

5 Marzo 2025 Off Di La Redazione

Mancano oltre 5.500 medici di medicina generale (Mmg) e il 52% di quelli in attività ha un numero eccessivo di pazienti. Nei prossimi tre anni più di 7.300 Mmg andranno in pensione. È quanto emerge dal rapporto della Fondazione Gimbe, che segnala una crisi sempre più grave per l’assistenza territoriale.

Nonostante l’aumento delle borse di studio per la formazione in medicina generale, nel 2024 il 15% dei posti disponibili non è stato assegnato, con punte di oltre il 40% in sei regioni. Il disinteresse dei giovani verso questa professione è un segnale critico, soprattutto in un contesto in cui la popolazione italiana continua a invecchiare: gli over 80 sono triplicati negli ultimi 40 anni, aumentando la richiesta di assistenza sanitaria.

Secondo il report Gimbe, il 51,7% dei Mmg ha più di 1.500 assistiti, con punte critiche in regioni come Lombardia e Veneto, dove oltre il 70% dei medici supera questo limite. L’incremento del numero massimo di pazienti per medico, previsto in alcune regioni per fronteggiare la carenza, rischia di compromettere la qualità delle cure.

Tra il 2024 e il 2027, circa 7.345 Mmg raggiungeranno l’età pensionabile. Tuttavia, il numero di nuovi professionisti in formazione non è sufficiente a compensare i pensionamenti, aggravando il problema. Sempre più cittadini rischiano di rimanere senza un medico di riferimento, con gravi conseguenze per la salute pubblica.

Il Governo sta valutando la trasformazione dei Mmg in dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn), ma secondo Gimbe questa proposta è stata annunciata senza una chiara valutazione d’impatto economico e organizzativo. La transizione da un modello convenzionato a uno di dipendenza potrebbe modificare radicalmente il ruolo del medico di famiglia, senza certezze sulla sua efficacia nel risolvere la crisi.

Gimbe, in conclusione, evidenzia la necessità di un intervento immediato per riequilibrare il sistema della medicina generale, incentivando i giovani a intraprendere questa professione e garantendo una distribuzione più equa dei medici sul territorio. Senza soluzioni concrete, il rischio è un collasso dell’assistenza primaria, con pesanti ripercussioni sulla salute pubblica e sull’intero Ssn.