Carlo Chiodo: “Lo sport forma le persone, le educa”
6 Settembre 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
La fase pandemica per quanto riguarda il padel che pratico io, ha sortito l’effetto contrario rispetto a quello che hanno affrontato gli altri sport, perché, essendo uno sport non di contatto, ha avuto la grande fortuna di non essere fermato e di poter essere praticato anche durante la fase pandemica. È uno dei pochi sport, come ad esempio anche il tennis, ad avere avuto questo privilegio. Il fatto che gli altri sport nella fase pandemica si siano arrestati ha fatto sì che il padel crescesse in modo esponenziale. Abbiamo seguito le normative con grande difficoltà, ma non ci hanno ostacolato onestamente. Tutto questa situazione ha invece avvicinato tante persone perché la voglia di uscire di casa e praticare sport era forte per tutta la popolazione, perciò, visto che il padel è uno sport molto accessibile a un bacino di utenza più grande rispetto al tennis, ha avuto una grandissima risonanza. Uno dei grandi vantaggi che ha questo sport, infatti, è quello di far appassionare le persone e di essere molto immediato per tutte le sue stesse caratteristiche.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Tutti gli sport minori hanno sofferto perché non hanno potuto praticare. Il padel nonostante il protocollo macchinoso e difficile da rispettare, ha avuto la fortuna, essendo uno sport non di contatto, di poter essere sempre praticato senza interruzioni a partire dalle riaperture dopo il primo lockdown. Questo ha fatto sì che abbia avuto modo di essere sempre più conosciuto e di aver attirato molti nuovi utenti.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Io ho sempre praticato tennis, sin da bambino. Nel frattempo ho anche praticato tiro con l’arco a livello agonistico e per caso, andandomi ad allenare ai raduni nazionali al Palafitarco di Roma, ho conosciuto per la prima volta il padel nel 2016. Da lì ho sempre continuato a giocare fino a che il tennis club Viterbo ha aperto i primi due campi nella provincia di Viterbo e io, essendomi formato da istruttore di primo livello, ho iniziato a collaborare con loro. Adesso da due campi siamo arrivati a un totale di 7, di cui 4 coperti, abbiamo una scuola padel e tanti soci che giocano.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
In tutti gli sport per raggiungere degli obiettivi servono impegno e forza di volontà, prima ancora delle doti personali. Con l’impegno e la forza di volontà la tecnica si può migliorare tanto da compensare anche le poche doti fisiche.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Il consiglio che darei ai giovani è quello di dedicarsi allo sport, qualunque esso sia, nel mio caso consiglieri naturalmente il padel (che è meraviglioso), perché lo sport rafforza il carattere, forma le persone, le educa, e, nello specifico il padel, ha il grande pregio di aggregarle. Quindi giocate e divertitevi.