Carlo Musa, devastante l’impatto della pandemia sui giovani atleti
8 Luglio 2021Muovere il proprio corpo significa onorarlo e rispettarne i ritmi, avere in grande considerazione la conoscenza di se stessi, non solo dal punto di vista muscolare oppure osteoarticolare, ma anche in relazione al benessere dei tessuti. Spesso infatti si dimentica che il benessere degli organi interni dipende anche dalla nostra capacità di lasciar andare tossine, di liberarcene in modo efficace.
La natura di molti stati infiammatori si lega proprio a questa difficoltà di smaltimento. Praticare sport in modo regolare e costante abbassa il rischio di contrarre virus respiratori e aumenta in generale le difese immunitarie del corpo.
Quanti danni hanno arrecato allo Sport in generale, inteso come operatori del settore e fruitori ed al Calcio in particolare, la disciplina sportiva più amata dagli italiani, la pandemia e la sua confusa gestione?
Ne parliamo con un giovane dirigente sportivo, Carlo Musa, nato a Roma il 05/02/1990. Laureato in Economia Aziendale all’Universita di Roma Tre, Direttore sportivo Professionista con diverse esperienze significative: Lupa Roma FC Srl; Us Avellino 1912; Us Savoia 1908.
Come ha vissuto e vive la paura della pandemia, del contagio ed il disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?
La pandemia ci ha messo in grande difficoltà poiché oltre al timore per la salute ha innescato profondi cambiamenti nella quotidianità di tutti noi, personalmente ho cercato di essere molto attento nei contatti, usando sempre le precauzioni che gli organi di Sanità ci hanno sempre raccomandato di utilizzare. Rispetto ai danni nello sport e nel calcio penso siano stati notevoli sotto tutti i punti di vista per tutte le categorie interessate, sia sociali che economici per le categorie più importanti. Se pensiamo ai giovani che hanno purtroppo perso 2 stagioni per apprendere e socializzare con i coetanei e lo stesso vale per società che hanno perso introiti per 2 campionati si può capire che impatto devastante vi è stato sul mondo sportivo.
Quanto valore lei attribuisce al binomio Sport-Salute?
Lo Sport è vita, il movimento è vita e sono fermamente convinto che nella vita di ogni individuo debba esserci dello spazio per lo sport, dello spazio per la cura fisica e mentali di se stessi. Praticando attività sportiva si possono avere e sentire giovamenti sotto tutti i punti di vista e credo che ognuno di noi debba sforzarsi nel vincere la pigrizia per praticare attività sportiva settimanalmente così da poter vivere con più serenità.
Cosa le hanno dato in termini di crescita personale, sociale e professionale l’attività sportiva in generale ed il Calcio in particolare?
Lo Sport ha condizionato in positivo la mia vita, il Calcio soprattutto naturalmente poiché l’ho prima praticato e poi ne rivesto un ruolo dirigenziale. Il Calcio mi ha permesso di apprendere tante nozioni per la vita, ma soprattutto di poter vivere emozioni insieme ad altre persone e penso che la condivisione di risultati, belli o brutti che siano, con un gruppo di lavoro sia un’espressione importante della vita. Il Calcio mi ha temprato nella competitività, nella sfida ma anche sotto il profilo della legalità e onestà. Accettare il risultato conseguito sul campo, in special modo la sconfitta è stato uno degli insegnamenti più importanti per me e il poter trasmettere da dirigente questi valori ai miei collaboratori e ai calciatori, soprattutto ai più giovani, con i quali ho la fortuna di lavorare tutti i giorni, mi rende felice e vivo.