“Caro cordone”
19 Dicembre 2018Una video-inchiesta sul business delle banche private di sangue cordonale che mette in luce i pericoli di un segmento delicato che necessita di controlli accurati per evitare speculazioni.
“In Italia – ha spiegato Francesca Candioli e Veronica Di Benedetto Montaccini, giornaliste che hanno curato l’inchiesta vincitrice del Premio Roberto Morrione 2018 per il giornalismo investigativo – esistono 18 Cord Blood Bank, istituite all’interno di strutture pubbliche, che conservano circa 25 mila unità di sangue cordonale pronte all’uso come terapia salvavita e mappate all’interno dell’Ibmdr, il registro italiano donatori di midollo osseo, con sede a Genova.
Nel nostro Paese la conservazione di cellule staminali è permessa a fini solidaristici solo per uso allogenico, cioè per persone diverse dal donatore stesso, mentre è vietata per legge la conservazione per uso autologo, ossia ad uso e consumo dello stesso neonato da cui sono state prelevate le cellule.
La conservazione privata è una pratica che, secondo il Ministero della Salute e i principali esperti del settore, non ha alcun tipo di evidenza scientifica. Tuttavia viene comunque permessa fuori confine”.
L’inchiesta racconta proprio questo paradosso tutto italiano: da una parte questa modalità di conservazione è illegale, compresa la sua stessa pubblicità, dall’altra il cittadino rimane comunque libero di scegliere di conservare le cellule del proprio bambino a pagamento, in un laboratorio di crioconservazione con base all’estero.
Sono già migliaia i genitori che hanno scelto di conservare privatamente in virtù della ricerca che verrà e del perché non si sa mai, alimentando questo business.
In tutto il mondo sono 2 milioni le sacche conservate a pagamento, contro le circa 600 mila raccolte per il sistema pubblico. Il sangue, da bene comune quale dovrebbe essere, esattamente come l’acqua, rischia così di trasformarsi in un affare tra privati.