Caserta, il concorso dei sociosanitari che non ci sarà
11 Agosto 2020Rosa Della Ventura: “Vogliamo un concorso nella nostra terra, desideriamo dopo un decennio e forse più di lavoro in questa azienda, la possibilità di riscattarci con un concorso”.
Cominciamo subito col dire che laddove la politica manca di programmazione le situazioni di sicuro precipiteranno. È questa la premessa per raccontarvi cosa sta accadendo, ancora, nella sanità della nostra bella provincia, dove essere un operatore socio sanitario è sicuramente diventato un incubo e mentre tutte le altre province e regioni d’Italia possono permettersi un concorso, a Caserta, a quanto pare è impossibile.
In pratica, dopo circa 30/40 anni nel corso dei quali non sono stati effettuati concorsi, l’Asl di Caserta ci ha provato ad effettuarne uno pubblico ma scatenando le ire delle Asl viciniore, a partire dalla Napoli2 Nord. Immediatamente è scattato il ricorso di sospensione al concorso pubblico in quanto gli stessi operatori, quelli idonei hanno fatto ricorso chiedendo lo scorrimento di graduatoria.
Dal 7 luglio, data nella quale si doveva entrare nel merito, il Tar ancora non si è espresso con alcuna sentenza. Ricordiamo che, stando alle linee guida regionali, possono essere stabilizzati tutti quei lavoratori che si trovino in possesso di almeno 3 anni di servizio anche non continuativo negli ultimi 8 anni.
A questo punto l’Asl di Caserta non ammette al concorso Riservato, per 20 posti di Operatore socio sanitario con i requisiti per la stabilizzazione, gli operatori socio sanitari delle cooperative, stiamo parlando di circa 150 unità, personale che lavora in azienda anche da 10 anni in appalto di servizio. Ma i lavoratori OSS delle cooperative sociali, a loro volta, fanno ricorso al concorso riservato, il Tar dapprima rigetta il ricorso che viene poi accolto dal Consiglio di Stato e li ammette al concorso riservato. Questa istanza cautelare dei ricorrenti ottiene la sospensione del concorso e l’ammissione con riserva, una istanza importantissima perché si tratta di una delle prime ordinanze emanate in tutta Italia.
Ciò premesso, è chiaro che a questo punto i precari storici, aventi i requisiti ricorrono avverso a tutti gli altri lavoratori per difendere il proprio posto di lavoro. Se questo non bastasse ecco ancora i somministrati dell’Azienda Ospedaliera, infermieri e Operatori socio sanitari che dopo mesi di battaglie di piazza ancora non hanno ricevuto alcuna rassicurazione sul proprio futuro.
Insomma una bailamme infinita, il tutto sul territorio della provincia di Caserta.
“Siamo appesi ad un filo – dice Rosa Della Ventura – continuiamo a garantire i Lea anche in questo periodo estivo e comunque di intenso lavoro con turni stressanti, talvolta coprendo due reparti in un solo turno di lavoro. Ma non è questo che ci stanca, piuttosto la paura di finire fuori e di non essere rinnovati visto che la prossima scadenza è il 30 settembre ed ad oggi non abbiamo avuto nessuna risposta dai vertici regionali in merito alla possibilità di avere concorsi magari con riconoscimento per il lavoro svolto. Vogliamo un concorso nella nostra terra, desideriamo dopo un decennio e forse più di lavoro in questa azienda, la possibilità di riscattarci con un concorso. Non è chiedere l’impossibile”.
“Sono tutti lavoratori e tutti hanno diritto al lavoro – dichiarano Nicola Cristiani, segretario confederale Cisl Caserta con delega alla Sanità e Franco della Rocca, segretario generale Cisl-Fp Caserta – crediamo che nel prossimo futuro, subito dopo le elezioni regionali si dovrà assolutamente parlare della questione lavoro ecco perché la Cisl richiama tutti i candidati della provincia di Caserta a porre attenzione su quanto denunciato dal sindacato. È un aspetto troppo importante che sta affossando la sanità pubblica del territorio. Quando si parla di sanità pubblica, se si creano tensioni tra i lavoratori, il tutto si ripercuote sull’erogazione dei servizi e sui livelli assistenziali. Il nostro appello dunque va alla politica affinché si provveda a risolvere i problemi del lavoro evitando che i lavoratori si rivolgano in sede giudiziaria”.