C’eravamo tanto amati…forse ci amiamo ancora
1 Settembre 2019Di Maio, “uber alles”, sforna l’ennesima proposta e, in vista di un temuto ma possibile accordo col PD, chiede una convergenza non più su dieci, ma su venti punti.
Un tempo “Lascia o raddoppia” richiamava, ed ancora richiama per quelli un po’ più avanti negli anni, la celebre trasmissione a quiz condotta dall’indimenticabile Mike Bongiorno.
Nel tempo dei “cinguettii virtuali” non è più così, segnatamente nel mondo (politico?) “lascia o raddoppia” è diventato un nuovo gioco, non a quiz, per rilanciare la posta: tu accetti o mostri di accettare i miei dieci punti programmatici (a guardarli da vicino spicccano solo per genericità e poca concretezza) e io te ne propongo venti. In un’escalation senza precedenti rispetto a una trattativa che già non nasce sotto i migliori auspici, si procede all’insegna del “non dico mai quello che penso, né penso mai quello che dico”. Una situazione talmente paradossale, quella montata ad arte dal “capo politico” dei “5 Stelle”, da costringere il “padre esausto” del movimento ad intervenire pubblicamente per “sculacciare” il pierino che, pur di fare il vicepresidentino, continua a spararle sempre più grosse.
Ora di Luigi Di Maio è fin troppo nota la “spregiudicatezza politica” – oltretutto in questo è in ottima e numerosissima compagnia – ma la stoltezza di far saltare il banco per questioni pregiudiziali legate ed una poltrona non può essergli appiccicata addosso senza provare a darne una qualche motivazione: la consapevolezza di essere debole fra i pentastellati, ad onta delle dichiarazioni di “fedeltà al capo” espresse dai parlamentari grillini, per cui diventa vitale la conservazione di una postazione di peso; il rimpianto per i recenti amplessi salviniani che, seppur consumati fra diversi tradimenti (core ‘ngrato), riaffiorano alla luce di recenti lusinghe e promessi ritorni di fiamma.