Cercasi medico disperatamente

Cercasi medico disperatamente

10 Marzo 2019 0 Di Corrado Riggio

La nuova riforma del sistema pensionistico, la c.d. quota cento, nell’ambito della Sanità produrrà una vera e propria emorragia dei camici bianchi.

Entro l’anno 2025 usciranno dal Servizio Sanitario Nazionale circa cinquantaduemila medici, in pratica intorno al 50% degli attuali specialisti, ad oggi in servizio.

Certamente tali gravi carenze risultano essere il frutto di tutta una serie di iniziative portate avanti dai vari Governi che si sono succeduti nel corso di questi anni come, ad esempio, il blocco delle assunzioni, i pensionamenti fisiologici avutisi in virtù della c.d. Legge Fornero e, per ultimo, quelli anticipati con la così detta quota cento.

Va anche evidenziato che senza dover aspettare l’anno 2025, già ad oggi mancano all’appello circa diecimila specialisti e, nei prossimi sei anni, le situazioni più critiche riguarderanno settori strategici come la medicina di emergenza che dovrà fare i conti con un ammanco di circa 4180 medici, la pediatria con una diminuzione di circa 3323 medici, la medicina interna con il venir meno di circa 1828 medici e nella anestesia con una contrazione di circa 1395 sanitari.

In effetti, se andassimo ad esaminare la situazione attuale, potremmo evidenziare paradossalmente che i camici bianchi, in realtà, non mancherebbero. Infatti, risultano essere poco meno di sedicimila i medici bloccati nel così detto “imbuto formativo”, così come denuncia l’Ordine di categoria, tra cui laureati, abilitati e poi costretti ad attendere anche per anni prima di riuscire ad ottenere un posto nelle scuole di specializzazione o al corso per la Medicina Generale. Basti pensare che il Miur ha messo a bando 6934 posti nella cinquanta scuole di specialità esistenti in Italia e per tali posti si sono presentati più del doppio dei laureati.

Relativamente a tale questione, il contratto di Governo include anche il dossier sugli specializzandi, prevedendo che i posti per la formazione specialistica dovrebbero essere determinati dalle reali necessità assistenziali, ma a tale intenzione, purtroppo, non è seguito il via libera a nuove assunzioni che pure poteva essere inserito nel decreto legge sulle Semplificazioni che, però, è saltato.

Ad oggi, pertanto, l’unico spiraglio di luce potrebbe essere ravvisato nella scelta del Ministero della Salute di aprire i concorsi anche agli specializzandi iscritti all’ultimo anno di corso, soluzione questa considerata, però, ancora non sufficiente a coprire le voragini che si sono aperte nell’ambito della Sanità Italiana.

In attesa di soluzioni, si spera definitive, che tardano purtroppo ad arrivare, si ricorre ai c.d. medici a gettone ovvero giovani neo laureati senza esperienza o medici con grande esperienza richiamati in servizio anche se già in pensione con un enorme aggravio di spesa per l’erario. Infatti, secondo gli ultimi dati forniti dall’Enpam, sarebbero almeno trentacinquemila i medici precari retribuiti a chiamata, di cui almeno diecimila esterni alle strutture e pagati anche novanta euro l’ora mentre i restanti sarebbero già dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale e retribuiti oltre lo stipendio regolare anche sessanta euro l’ora per lo svolgimento dei turni extra.