Chiusura punti nascita, “il governatore poteva evitarle”
24 Novembre 2018Il Senatore Castiello non ammette lo scaricabarile sulle responsabilità di soppressione dei punti nascita e incalza De Luca: “Aveva le mani libere per agire e salvarli”.
Vincenzo De Luca è stato lasciato libero di mettere o meno la parola fine sulla vicenda dei punti nascita di Sapri e Polla. In poche parole avrebbe potuto ignorare il parere sfavorevole del Comitato Ministeriale Percorso Nascite assumendosi come unica responsabilità quella di “adeguarne dotazioni organizzative e strumentali in funzione della sicurezza delle partorienti, dei nascituri e dei neonati”.
E’ così che stanno le cose secondo il senatore del Movimento 5 Stelle Franco Castiello che porta a sostegno delle sue affermazioni documenti chiari e precisi. Nell’analisi della condizione dei punti nascita (protocollo 0024125-P dell’otto agosto 2018) il Comitato riporta quanto segue in merito alla situazione dell’ospedale di Polla, motivando il proprio parere sfavorevole alla deroga: “Il volume di attività del PN nel 2016 è stato di 345 dimissioni per parto.
Dall’analisi dei dati di georeferenziazione emerge la totale assenza di disagio orografico; infatti, a distanze di tempo variabile tra i 35 e i 60 minuti di percorrenza, sono presenti due PN, quello di Battipaglia e quello di Lagonegro. I dati dimostrano, infatti, che l’indice dì attrazione di Polla è modesto, e che tra le partorienti dei Comuni bacino di utenza di questo PN c’è una certa tendenza a partorire nei PN alternativi di Battipaglia e Lagonegro, anche se più distanti, in termini di tempi di percorrenza, rispetto al PN indice.
La dichiarata mobilità passiva delle donne verso il PN di Potenza non ha un impatto sostanziale sul numero dei parti effettuati nel PN di Polla; infatti i dati SDO evidenziano come nel 2016 presso il PN di Potenza ci sono state 30 dimissioni per parto di donne provenienti dall’area territoriale del PN di Polla. Pertanto, anche presupponendo che queste donne avessero tutte partorito a Polla, comunque il volume di attività di questo PN persisterebbe substandard”. Sul punto nascita di Sapri invece il Comitato scrive: “Il volume di attività del PN nel 2016 è stato di 296 dimissioni per parto.
La percentuale di TC primario nel PN si attesta al 40.09% secondo i dati PNE 2017. Dall’analisi dei dati di georeferenziazione emerge la totale assenza di disagio orografico. Infatti si evidenzia che, a fronte del PN di Battipaglia che la Regione indica quale PN alternativo, la cui distanza dal bacino di utenza di Sapri dovrebbe giustificare la persistenza in attività di quest’ultimo, ve ne sono altri, quali Lagonegro, Vallo della Lucania ed Agropoli, ove si distribuiscono le donne del bacino di utenza di Sapri, con tempi di percorrenza che appaiono contenuti entro i 60 minuti.
Tutto ciò appare ancor più evidente dallo scarso indice di attrazione del PN rispetto all’utenza dei comuni del proprio bacino”. Il Comitato, dunque, ad una attenta analisi, boccia l’attività dei due punti nascita ma a pag. 9 ultimo comma, così conclude: “Qualora la Regione, nell’espressione della propria autonomia amministrativa-gestionale conferita a seguito delle Modifiche al Titolo V della Costituzione optasse per scelte programmatorie relative alla riorganizzazione dei Punti nascita che non tengano conto di quanto dettato dall’accordo del 16/12/2010 e del conseguente parere consultivo espresso dal CPN nazionale, dovrà assumersi la responsabilità del mantenimento della operatività del PN benché non in linea con quanto dettato dalle normative in vigore”.
“In altri termini, spiega Castiello, il Comitato Ministeriale Percorso Nascite, riconoscendo l’autonomia amministrativa/gestionale della Regione in materia di sanità – come previsto dall’articolo 117 della Costituzione – ha lasciato mani libere alla Regione Campania, precisando autenticamente che il parere negativo da esso adottato non è vincolante, può essere disatteso. De Luca ben avrebbe potuto (e ben può) risparmiare i punti nascita di Sapri e di Polla col solo onere di adeguarne dotazioni organizzative e strumentali in funzione della sicurezza delle partorienti, dei nascituri e dei neonati. Ha preferito, invece, limitarsi a denigrare i comitati formatisi spontaneamente tra la popolazione rinfacciando loro di fare solo “ammuina”.