Ciro Buono, la mancanza di cultura crea regressione
1 Febbraio 2021Angelo Argento, Presidente di Cultura Italiae qualche tempo fa scriveva a Conte, oggi ormai dimissionario, “Chi opera nel settore della cultura è consapevole dell’importanza che essa ricopre soprattutto in momenti difficili come quello che ci troviamo ad affrontare. Sarebbe un grave danno per i cittadini privarli della possibilità di sognare e di farsi trasportare lontano oltre i confini della propria quotidianità. E’ soprattutto per l’importanza di non privare l’Italia del proprio immaginario collettivo, Presidente, che le chiediamo a nome della Associazione Cultura Italiae che rappresento, e dunque di tutti i comparti e i generi dello Spettacolo dal vivo, dei Produttori Cinematografici, degli Esercenti, di mantenere i luoghi della cultura aperti! Siamo importanti per la società civile perché vi supportiamo nel vostro difficile compito istituzionale a mantenere elevato lo spirito dei cittadini. È soprattutto in questa seconda ondata che ne avremmo più bisogno. Il teatro ed il cinema non possono fermarsi perché sono la riserva invisibile di senso, per la vita pubblica e individuale dei nostri concittadini. Tuteliamo la parte visibile di questa riserva di senso”.
Di questo parliamo con Ciro Buono, attore napoletano, noto al pubblico principalmente per la sua dedizione al Teatro e non solo. Le sue partecipazioni a fiction sulle reti Rai e Mediaset gli hanno permesso di farsi conoscere ad un pubblico molto più vasto ma anche per i suoi ruoli cinematografici accanto ad artisti di calibro quali Stefano Accorsi, Daniela Poggi, Lucio Allocca, Valentina Pace solo per citarne qualcuno.
Fra le sue più importanti partecipazioni lo ritroviamo in fiction come Un Posto al Sole, La nuova Squadra Spaccanapoli, Il Clan dei Camorristi e il Paradiso delle Signore.
Dopo essersi Laureato in regia nel 2010, ha voluto sperimentare i metodi di comunicazione cinematografica, facendo la regia di alcuni suoi cortometraggi. Fra quelli più visti “Quel bel pezzo di carta” che ha visto la partecipazione di alcuni volti noti sia a livello nazionale che campano. Attraverso il linguaggio “vintage” cerca di raccontare la contemporaneità, dando così una visione talvolta “snobbata” dalla critica, ma amata dal pubblico, rispolverando un nuovo linguaggio.
L’attore collabora con le produzioni di cinema, tv e teatro supervisionando e presentando il festival internazionale del cortometraggio “CortiSonanti” al fianco di importanti casting director nazionali e famosi scrittori. Nell’ultimo anno partecipa con i grossi brand italiani ed internazionali per spot pubblicitari e shooting fotografici.
Come ha vissuto e vive Ciro Buono la paura della pandemia ed il disagio legato alle misure restrittive?
Innanzitutto vorrei ringraziarvi per avermi pensato e fatto promotore di questo spazio informativo molto interessante! Come ho vissuto la paura della pandemia? Beh, non vi nascondo che ha destato in me molta curiosità su come affrontare questo genere di cose, dato che è la mia prima pandemia, e quella come il primo amore non si scorda mai! Ovviamente è una battuta scherzosa. Ha fatto paura, indubbiamente. Non sappiamo di preciso che tipologia di persone prediliga il Covid…abbiamo visto le dinamiche su diversi individui e di varie età. Non ha un pubblico specifico…ed è questo il problema più grosso e che destabilizza la maggior parte della popolazione. Quindi ovviamente non ho potuto fare altro che starmene a casa e aspettare la discesa dei contagiati. Appunto per questo poi mi sono lasciato ispirare scrivendo e girando un cortometraggio post-apocalittico vicino casa che si chiama, per l’appunto, #andràtuttobene.
La cultura è un bene comune primario come l’acqua; i teatri le biblioteche i cinema sono come tanti acquedotti. Per quanto tempo può sopravvivere un essere umano senza acqua?
Scientificamente un umano senza l’acqua può vivere anche una settimana ma con terribili conseguenze sul proprio fisico. Un essere umano senza la cultura vivrebbe certamente molto di più..ma in uno stato precario psicologico e quasi irreversibile. La memoria del sapere durerebbe quanto durerebbero gli ultimi anziani che hanno studiato…le popolazioni andrebbero allo sbaraglio diventando come ominidi allo stato brado. Insomma…per non farla troppo tragica assisteremmo ad un’ondata di ignoranza, incoscienza e non curanza della società evoluta, lo sciogliersi delle regole e del quieto rapporto col prossimo. Un po’ ci stiamo arrivando già da soli con i vari programmi televisivi che ci propina la tv e l’ossessione verso il nulla di alcuni social presenti sui nostri cellulari.
Le giovani generazioni, deprivate e denutrite di Cultura hanno strutturato una dipendenza dal mondo digitale e virtuale. Cosa può fare lo Stato per una riapertura in sicurezza di cinema e teatri?
Penso che questo periodo sia veramente molto pericoloso per le basi che bambini e adolescenti normalmente dovrebbero acquisire per una corretta impronta nella società. Purtroppo la soluzione della didattica a distanza può andare bene fino ad un certo punto, gli studenti hanno bisogno di interfacciarsi sempre con insegnanti ed educatori di persona. Farlo attraverso un pc, ha diversi svantaggi sia culturali che interpersonali, e come accennato prima, questo porterà problemi di vario genere che solo il tempo potrà riassestare.
Per quanto concerne la riapertura degli spazi culturali, teatri e cinema, lo stato credo debba mettere a disposizione dei gestori degli strumenti economici per far fronte alla sicurezza degli spettacoli. Molti, prima che chiudessero, si premunirono già di pannelli in plexiglass fra i sediolini e gli igienizzanti. Credo sia però impossibile creare le campagne abbonamenti (in quanto il pubblico non acquisterebbe sapendo di poter contrarre un virus da un momento all’altro) Ma un modo ci sarebbe per venire incontro alle spese di produzione, introiti e spettatori. Se un teatro (con tutte le precauzioni) sa che deve andare in scena il 27 gennaio, il pubblico che vorrà assistere potrebbe presentare il certificato del tampone effettuato 2 giorni prima e quindi poter acquistare il biglietto e assistere. Esattamente come facciamo noi attori per i set cinematografici e televisivi. In caso di positività scatta la quarantena dell’individuo. È una cosa non tanto diversa da quella che accade negli studi televisivi, ragion per cui non vedo perché non si possa attuare anche al teatro o al cinema questo tipo di controllo.